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ATTO II Scena Prima (Grottesco con fontane, contiguo al bosco) ARGENE Ed ancor della pugna l’esito non si sa? ARISTEA No, bella Argene. È pur dura la legge, onde n’è tolto d’esserne spettatrici! ARGENE Ah, che sarebbe forse pena maggior veder chi s’ama in cimento si grande, e non potergli porger soccorso esser presente... ARISTEA Io sono presente ancor lontana anzi mi fingo forse quel che non è. Se tu vedessi come stà questo cor! Qui dentro, amica, qui dentro si combatte; e più che altrove qui la pugna è crudele. Oh, come io tremo! Come palpito adesso! ARGENE E la cagione? ARISTEA È deciso il mio fato vedi Alcandro, che arriva. ARGENE Alcandro, ah corri; (verso la scena) consolane. Che rechi? Scena Seconda ALCANDRO Fortunate novelle. Il re m’invia nunzio felice, o principessa. Ed io... ARISTEA La pugna terminò? ALCANDRO Sì; ascolta. Intorno già impazienti... ARGENE (ad Alcandro) Il vincitor si chiede. ALCANDRO Tutto dirò. Già impazienti intorno le turbe spettatrici... ARISTEA (con impazienza) Eh ch’io non cerco questo da te. ALCANDRO Ma in ordine distinto... ARISTEA (con isdegno) Chi vinse dimmi sol. ALCANDRO Licida ha vinto. ARISTEA Licida! ALCANDRO Appunto. ARGENE Il principe di Creta! ALCANDRO Sì, che giunse poc’anzi a queste arena. ARISTEA (fra sé) Sventurata Aristea! ARGENE (fra sé) Povera Argene! ALCANDRO (ad Aristea) Oh, te felice! Oh quale sposo ti diè la sorte! ARISTEA Alcandro, parti. ALCANDRO T’attende il re. ARISTEA Parti. Verrò. ALCANDRO T’attende nel gran tempio adunata... ARISTEA (con isdegno) Nè parti ancor? ALCANDRO (fra sé) Che ricompensa ingrata! (Ad Aristea) Se tu sprezzar pretendi la mia sincera fede, ingiusta è la mercede, hai troppo ingrato il cor. Un sì felice aviso par che ti renda sdegno; qual fosse il tuo disegno non se veder ancor. Scena Terza ARGENE Ah, dimmi, o principessa, v’è sotto il ciel chi possa dirsi, oh Dio, più misera di me? ARISTEA Sì, vi so io. ARGENE Ah, non ti faccia amore provar mai la mia pene! Ah tu non sai quai perdita è la mia! Quanto mi costa quel cor che tu m’involi! ARISTEA E tu non senti, non comprendi abbastanza i miei tormenti. Sta piangendo la tortorella finché vedova e smarrita; ma se torna il suo diletto, entro il nido o nel boschetto, dolce canta, e si consola. Ma per me che non v’è speme, viver sempre dovrò in pene sventurata, afflitta, e sola. Scena Quarta ARGENE E trovar non poss’io né pietà, né soccorso? AMINTA (a parte nell’uscire) Eterni dei! Parmi Argene costei. ARGENE Vendetta almeno, vendetta si procuri. (vuol partire) AMINTA Argene, e come tu in Elide! Tu sola! Tu in sì ruvide spoglie! ARGENE I neri inganni a secondar del prence dunque ancor tu venisti? AMINTA (fra sé) Tutto già sa. (Ad Argene) Non da’ consigli miei... ARGENE Basta... Chi sa nel cielo v’è giustizia per tutti; e si ritrova talvolta anche nel mondo. Io chiederolla agli uomini, agli dei. S’ei non ha fede, ritegni io non avrò. Vuo’ che Clistene, vuo’ che la Grecia, il mondo sappia ch’è un traditor, acciò per tutto questa infamia ‘lo siegua; acciò che ognuno ‘l’aborrisca, l’eviti, e con orrore, a chi nol sa, l’additi. AMINTA Non son questi pensieri degni d’Argene. È sempre meglio il riacquistarlo amante che opprimerlo nemico. ARGENE E credi, Aminta, ch’ei tornerebbe a me? AMINTA Lo spero. Al fine fosti l’idolo suo. Per te languiva, delirava per te. Non ti sovviene, che cento volte e cento... ARGENE Tutto, per pena mia, tutto rammento. Per que’ tanti suoi sospiri, al giurarsi ogn’or costante, ha perduto il cor amante la sua cara libertà. Le promesse ed i martiri, mi raccordo con mia pena da quei nacque la catena onde avvinta l’alma sta. Scena Quinta AMINTA Fra le folle diverse, de’ qual ripieno è il mondo, chi può negar che la folla maggiore in ciascuno non sia quella d’amore? Siam navi all’onde algenti lasciate in abbandono impetuosi venti i nostri affetti sono ogni diletto è scoglio tutta la vita è mar. Ben, qual nocchiero, in noi veglia ragion; ma poi pur dall’ondoso orgoglio si lascia trasportar. (parte) Scena Sesta (Luogo magnifico. Clistene, preceduto da Licida Alcandro, Megacle coronato d’ulivo, guardie e Popolo) CLISTENE Giovane valoroso, che in mezzo a tanta gloria umil ti stai, quell’onorata fronte lascia ch’io baci e che ti stringa al seno. Felice il re di Creta, che un tal figlio sorti! Se avessi anch’io serbato il mio Filinto, chi sa, sarebbe tal. (ad Alcandro) Rammenti, Alcandro, con qual dolor tel consegnai? Ma pure... ALCANDRO (a Clistene) Tempo o no è di rammentar sventure. CLISTENE (fra sé) È ver. (a Megacle) Premio Aristea sarà del tuo valor. S’altro donarti Clistene può, chiedilo pur, che mai quanto dar ti vorrei non chiederai. MEGACLE (fra sé) Coraggio, o mia virtù. (A Clistene) Signor, son figlio e di tenero padre. Ogni contento, che con lui non divido, è insipido per me. Di mie venture pria d’ogn’altro io vorrei giungergli apportator chieder l’assenso per queste nozze; e lui presente, in Creta legarmi ad Aristea. CLISTENE Giusta è la brama. MEGACLE Partirò, se’l concedi, senz’altro indugio. In vece mia rimanga questi, della mia sposa (presentando Licida) servo, compagno e condottier. CLISTENE (fra sé) Che volto è quello mai! Nel rimirarlo il sangue mi si riscuote in ogni vena! (A Megacle) E questi chi è? Come s’appella? MEGACLE Egisto ha nome, Creta è sua patria. Egli deriva ancora dalla stirpe real ma più che ‘l sangue, l’amicizia ne stringe; e son fra noi si concordi i voleri, comuni a segno, e l’allegrezza e’l duolo, che Licida ed Egisto è un nome solo. LICIDA (fra sé) Ingegnosa amicizia! CLISTENE E ben, la cura di condurti la sposa Egisto avrà. Ma Licida non debbe partir senza vederla. MEGACLE Ah no, sarebbe pena maggior. Mi sentirei morire nell’atto di lasciarla. Ancor da lunge tanta pena io ne provo... CLISTENE Ecco che giunge. MEGACLE (fra sé) O me infelice! Scena Settima ARISTEA (non vedendo Megacle, fra sé) All’odiosa nozze come vittima lo vengo all’ara avanti. LICIDA (fra sé) Sarà mio quel volto in pochi istanti. CLISTENE Avvicinati, o figlia; ecco il tuo sposo. (tenendo Megacle per mano) MEGACLE (fra sé) Ah! Non è ver. ARISTEA Lo sposo mio! (stupisce vedendo Megacle) CLISTENE Sì. Vedi se giammai più bel nodo in Ciel si strinse. ARISTEA (fra sé) Ma se Licida vinse, come il mio bene?... Il genitor m’inganna? LICIDA (fra sé) Crede Megacle sposo e se ne affanna. ARISTEA E questi, o padre, è il vincitor? (additando Megacle) CLISTENE Mel chiedi? Non lo ravvisi al volto di polve asperso? All’onorate stille, che gli rigan la fronte? A quelle foglie, che son di chi trionfa l’ornamento primiero? ARISTEA Ma che dicesti, Alcandro? ALCANDRO Io dissi il vero. CLISTENE Non più dubbiezze. Ecco il consorte, a cui il Ciel t’accoppia e noi potea più degno ottener dagli Dei l’amor paterno. ARISTEA (fra sé) Che gioia! MEGACLE (fra sé) Che martir! LICIDA (fra sé) Che giorno eterno! CLISTENE (a Megacle ed Aristea) E voi tacete? Onde il silenzio? MEGACLE (fra sé) Oh Dio! Come comincerò? ARISTEA Parlar vorrei, ma... CLISTENE Intendo. Intempestiva è la presenza mia. Severo ciglio, rigida maestà, paterno impero incomodi compagni sono agli amanti. Io mi sovvengo ancora quanto increbbero a me. Restate. Io lodo quel modesto rossor, che vi trattiene. MEGACLE (fra sé) Sempre lo stato mio peggior diviene. CLISTENE Qual serpe tortuosa s’avvolge a tronco, e il stringe, cosi lega, e recinge amore, i vostri cor. Ma quanto è dolce cosa esserne avvinto, e stretto, non sa che sia diletto chi non intende amor. Scena Ottava MEGACLE (fra sé) Fra l’amico e l’amante che farò sventurato! Ardir mio core finiamo di morir. (a parte a Licida) Per pochi istanti allontanati, o prence. LICIDA E qual ragione?... MEGACLE Va fidati di me. Tutto conviene ch’io spieghi ad Aristea. LICIDA Ma non poss’io esser presente? MEGACLE No più che non credi delicato è l’impegno. LICIDA E ben, tu’l vuoi, io lo farò. Poco mi scosto un cenno basterà perch’io torni. Ah! Pensa, amico, di che parli, e per chi. Se nulla mai feci per te, se mi sei grato e m’ami, mostralo adesso. Alla tua fida alta la mia pace io commetto e la mia vita. ATTO II Scena Prima (Grottesco con fontane, contiguo al bosco) ARGENE Ed ancor della pugna l’esito non si sa? ARISTEA No, bella Argene. È pur dura la legge, onde n’è tolto d’esserne spettatrici! ARGENE Ah, che sarebbe forse pena maggior veder chi s’ama in cimento si grande, e non potergli porger soccorso esser presente... ARISTEA Io sono presente ancor lontana anzi mi fingo forse quel che non è. Se tu vedessi come stà questo cor! Qui dentro, amica, qui dentro si combatte; e più che altrove qui la pugna è crudele. Oh, come io tremo! Come palpito adesso! ARGENE E la cagione? ARISTEA È deciso il mio fato vedi Alcandro, che arriva. ARGENE Alcandro, ah corri; (verso la scena) consolane. Che rechi? Scena Seconda ALCANDRO Fortunate novelle. Il re m’invia nunzio felice, o principessa. Ed io... ARISTEA La pugna terminò? ALCANDRO Sì; ascolta. Intorno già impazienti... ARGENE (ad Alcandro) Il vincitor si chiede. ALCANDRO Tutto dirò. Già impazienti intorno le turbe spettatrici... ARISTEA (con impazienza) Eh ch’io non cerco questo da te. ALCANDRO Ma in ordine distinto... ARISTEA (con isdegno) Chi vinse dimmi sol. ALCANDRO Licida ha vinto. ARISTEA Licida! ALCANDRO Appunto. ARGENE Il principe di Creta! ALCANDRO Sì, che giunse poc’anzi a queste arena. ARISTEA (fra sé) Sventurata Aristea! ARGENE (fra sé) Povera Argene! ALCANDRO (ad Aristea) Oh, te felice! Oh quale sposo ti diè la sorte! ARISTEA Alcandro, parti. ALCANDRO T’attende il re. ARISTEA Parti. Verrò. ALCANDRO T’attende nel gran tempio adunata... ARISTEA (con isdegno) Nè parti ancor? ALCANDRO (fra sé) Che ricompensa ingrata! (Ad Aristea) Se tu sprezzar pretendi la mia sincera fede, ingiusta è la mercede, hai troppo ingrato il cor. Un sì felice aviso par che ti renda sdegno; qual fosse il tuo disegno non se veder ancor. Scena Terza ARGENE Ah, dimmi, o principessa, v’è sotto il ciel chi possa dirsi, oh Dio, più misera di me? ARISTEA Sì, vi so io. ARGENE Ah, non ti faccia amore provar mai la mia pene! Ah tu non sai quai perdita è la mia! Quanto mi costa quel cor che tu m’involi! ARISTEA E tu non senti, non comprendi abbastanza i miei tormenti. Sta piangendo la tortorella finché vedova e smarrita; ma se torna il suo diletto, entro il nido o nel boschetto, dolce canta, e si consola. Ma per me che non v’è speme, viver sempre dovrò in pene sventurata, afflitta, e sola. Scena Quarta ARGENE E trovar non poss’io né pietà, né soccorso? AMINTA (a parte nell’uscire) Eterni dei! Parmi Argene costei. ARGENE Vendetta almeno, vendetta si procuri. (vuol partire) AMINTA Argene, e come tu in Elide! Tu sola! Tu in sì ruvide spoglie! ARGENE I neri inganni a secondar del prence dunque ancor tu venisti? AMINTA (fra sé) Tutto già sa. (Ad Argene) Non da’ consigli miei... ARGENE Basta... Chi sa nel cielo v’è giustizia per tutti; e si ritrova talvolta anche nel mondo. Io chiederolla agli uomini, agli dei. S’ei non ha fede, ritegni io non avrò. Vuo’ che Clistene, vuo’ che la Grecia, il mondo sappia ch’è un traditor, acciò per tutto questa infamia ‘lo siegua; acciò che ognuno ‘l’aborrisca, l’eviti, e con orrore, a chi nol sa, l’additi. AMINTA Non son questi pensieri degni d’Argene. È sempre meglio il riacquistarlo amante che opprimerlo nemico. ARGENE E credi, Aminta, ch’ei tornerebbe a me? AMINTA Lo spero. Al fine fosti l’idolo suo. Per te languiva, delirava per te. Non ti sovviene, che cento volte e cento... ARGENE Tutto, per pena mia, tutto rammento. Per que’ tanti suoi sospiri, al giurarsi ogn’or costante, ha perduto il cor amante la sua cara libertà. Le promesse ed i martiri, mi raccordo con mia pena da quei nacque la catena onde avvinta l’alma sta. Scena Quinta AMINTA Fra le folle diverse, de’ qual ripieno è il mondo, chi può negar che la folla maggiore in ciascuno non sia quella d’amore? Siam navi all’onde algenti lasciate in abbandono impetuosi venti i nostri affetti sono ogni diletto è scoglio tutta la vita è mar. Ben, qual nocchiero, in noi veglia ragion; ma poi pur dall’ondoso orgoglio si lascia trasportar. (parte) Scena Sesta (Luogo magnifico. Clistene, preceduto da Licida Alcandro, Megacle coronato d’ulivo, guardie e Popolo) CLISTENE Giovane valoroso, che in mezzo a tanta gloria umil ti stai, quell’onorata fronte lascia ch’io baci e che ti stringa al seno. Felice il re di Creta, che un tal figlio sorti! Se avessi anch’io serbato il mio Filinto, chi sa, sarebbe tal. (ad Alcandro) Rammenti, Alcandro, con qual dolor tel consegnai? Ma pure... ALCANDRO (a Clistene) Tempo o no è di rammentar sventure. CLISTENE (fra sé) È ver. (a Megacle) Premio Aristea sarà del tuo valor. S’altro donarti Clistene può, chiedilo pur, che mai quanto dar ti vorrei non chiederai. MEGACLE (fra sé) Coraggio, o mia virtù. (A Clistene) Signor, son figlio e di tenero padre. Ogni contento, che con lui non divido, è insipido per me. Di mie venture pria d’ogn’altro io vorrei giungergli apportator chieder l’assenso per queste nozze; e lui presente, in Creta legarmi ad Aristea. CLISTENE Giusta è la brama. MEGACLE Partirò, se’l concedi, senz’altro indugio. In vece mia rimanga questi, della mia sposa (presentando Licida) servo, compagno e condottier. CLISTENE (fra sé) Che volto è quello mai! Nel rimirarlo il sangue mi si riscuote in ogni vena! (A Megacle) E questi chi è? Come s’appella? MEGACLE Egisto ha nome, Creta è sua patria. Egli deriva ancora dalla stirpe real ma più che ‘l sangue, l’amicizia ne stringe; e son fra noi si concordi i voleri, comuni a segno, e l’allegrezza e’l duolo, che Licida ed Egisto è un nome solo. LICIDA (fra sé) Ingegnosa amicizia! CLISTENE E ben, la cura di condurti la sposa Egisto avrà. Ma Licida non debbe partir senza vederla. MEGACLE Ah no, sarebbe pena maggior. Mi sentirei morire nell’atto di lasciarla. Ancor da lunge tanta pena io ne provo... CLISTENE Ecco che giunge. MEGACLE (fra sé) O me infelice! Scena Settima ARISTEA (non vedendo Megacle, fra sé) All’odiosa nozze come vittima lo vengo all’ara avanti. LICIDA (fra sé) Sarà mio quel volto in pochi istanti. CLISTENE Avvicinati, o figlia; ecco il tuo sposo. (tenendo Megacle per mano) MEGACLE (fra sé) Ah! Non è ver. ARISTEA Lo sposo mio! (stupisce vedendo Megacle) CLISTENE Sì. Vedi se giammai più bel nodo in Ciel si strinse. ARISTEA (fra sé) Ma se Licida vinse, come il mio bene?... Il genitor m’inganna? LICIDA (fra sé) Crede Megacle sposo e se ne affanna. ARISTEA E questi, o padre, è il vincitor? (additando Megacle) CLISTENE Mel chiedi? Non lo ravvisi al volto di polve asperso? All’onorate stille, che gli rigan la fronte? A quelle foglie, che son di chi trionfa l’ornamento primiero? ARISTEA Ma che dicesti, Alcandro? ALCANDRO Io dissi il vero. CLISTENE Non più dubbiezze. Ecco il consorte, a cui il Ciel t’accoppia e noi potea più degno ottener dagli Dei l’amor paterno. ARISTEA (fra sé) Che gioia! MEGACLE (fra sé) Che martir! LICIDA (fra sé) Che giorno eterno! CLISTENE (a Megacle ed Aristea) E voi tacete? Onde il silenzio? MEGACLE (fra sé) Oh Dio! Come comincerò? ARISTEA Parlar vorrei, ma... CLISTENE Intendo. Intempestiva è la presenza mia. Severo ciglio, rigida maestà, paterno impero incomodi compagni sono agli amanti. Io mi sovvengo ancora quanto increbbero a me. Restate. Io lodo quel modesto rossor, che vi trattiene. MEGACLE (fra sé) Sempre lo stato mio peggior diviene. CLISTENE Qual serpe tortuosa s’avvolge a tronco, e il stringe, cosi lega, e recinge amore, i vostri cor. Ma quanto è dolce cosa esserne avvinto, e stretto, non sa che sia diletto chi non intende amor. Scena Ottava MEGACLE (fra sé) Fra l’amico e l’amante che farò sventurato! Ardir mio core finiamo di morir. (a parte a Licida) Per pochi istanti allontanati, o prence. LICIDA E qual ragione?... MEGACLE Va fidati di me. Tutto conviene ch’io spieghi ad Aristea. LICIDA Ma non poss’io esser presente? MEGACLE No più che non credi delicato è l’impegno. LICIDA E ben, tu’l vuoi, io lo farò. Poco mi scosto un cenno basterà perch’io torni. Ah! Pensa, amico, di che parli, e per chi. Se nulla mai feci per te, se mi sei grato e m’ami, mostralo adesso. Alla tua fida alta la mia pace io commetto e la mia vita. Vivaldi,Antonio/L Olimpiade/II-2
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Scena Nona MEGACLE (fra sé) Oh ricordi crudeli! ARISTEA Alfin siam soli potrò senza ritegni il mio contento esagerar; chiamarti mia speme, mio diletto, luci degli occhi miei... MEGACLE No, principessa, questi soavi nomi non so per me. Serbali pure ad altro più fortunato amante. ARISTEA E il tempo è questo di parlami così? MEGACLE Tutto l’arcano ecco ti svelo. Il principe di Creta langue per te d’amor. Pietà mi chiede, e la vita mi diede. Ah principessa, se negarla poss’io, dillo tu stessa. ARISTEA E pugnasti... MEGACLE Per lui. ARISTEA Perder mi vuoi... MEGACLE Sì, per serbarmi sempre degno di te. ARISTEA Dunque lo dovrò... MEGACLE Tu dèi coronar l’opra mia. Sì, generosa, adorata Aristea, seconda i moti d’un grato cor. Sia, qual io fui fin ora, Licida in avvenire. ARISTEA Ah qual passaggio è questo! Io dalle stelle precipito agli abissi. Eh no si cerchi miglior compensa. Ah senza te la vita per me vita non è. MEGACLE Bella Aristea, non congiurar tu ancora contro la mia virtù. ARISTEA E di lasciarmi... MEGACLE Ho risoluto. ARISTEA Hai risoluto? E quando? MEGACLE Questo (fra sé) morir mi sento... (Ad Aristea) questo è l’ultimo addio. ARISTEA L’ultimo! Ingrato... Soccorretemi, o numi! Il piè vacilla freddo sudor mi bagna il volto; e parmi che una gelida man m’opprima il core. (sviene sopra un sasso) MEGACLE Misero me, che veggo! (rivolgendosi indietro) Ah l’oppresse il dolor! (tornando) Cara mia speme, bella Aristea, non avvilirti; ascolta Megacle è qui. Non partirò. Sarai... Che parlo? Ella non m’ode. Avete, o stelle, più sventure per me? No, questa sola mi restava a provar. Chi mi consiglia? Che risolvo? Che fo? Partir? Sarebbe crudeltà, tirannia. Restar? Che giova? Forse ad esserle sposo? E il re ingannato, e l’amico tradito, e la mia fede, e l’onor mio lo soffrirebbe? Almeno partiam più tardi. Ah che sarem di nuovo a quest’orrido passo! Ora è pietade l’esser crudele. Addio, mia vita addio, (le prende la mano e la bacia) mia perduta speranza. Il Ciel ti renda più felice di me. Deh, conservate questa bell’opra vostra, eterni dei; e i dì, ch’io perderò, donate a lei. Licida... Dove è mai? Licida. (verso la scena) Scena Decima LICIDA Intese tutto Aristea? MEGACLE Tutto. T’affretta, o prence; soccorri la tua sposa. (in atto di partire) LICIDA Ahimè, che miro! Che fu? (a Megacle) MEGACLE Doglia improvvisa le oppresse i sensi. (partendo, come sopra) LICIDA E tu mi lasci? MEGACLE Io vado... (tornando indietro) Deh pensa ad Aristea. (partendo, fra se) Che dirà mai quando in sè tornerà? (si ferma) Tutte ho presenti tutte le smanie sue. (A Licida) Licida, ah senti. Se cerca, se dice "L’amico dov’è?" "L’amico infelice..." rispondi... "morì." Ah no! Sì gran duolo non darle per me rispondi ma solo "Piangendo partì". Che abisso di pene lasciare il suo bene, lasciarlo per sempre, lasciarlo così! (parte) Scena Undicesima LICIDA Che laberinto è questo! Io non l’intendo, semiviva Aristea... Megacle afflitto... ARISTEA Oh Dio! LICIDA Ma già quell’alma torna agli usati uffici. Apri i bei lumi, principessa, ben mio... ARISTEA (senza vederlo) Sposo infedele! LICIDA Ah! Non dirmi così. Di mia costanza ecco in pegno la destra. (la prende per la mano) ARISTEA Almeno... Oh stelle! (s‘avvede non esser Megacle, e ritira la mano) Megacle ov’è? LICIDA Partì. ARISTEA Partì l’ingrato? Ebbe cor di lasciarmi in questo stato? LICIDA Il tuo sposo restò. ARISTEA (s’alza con impeto) Dunque è perduta l’umanità, la fede, l’amore, la pietà! Se questi iniqui incenerir non sanno, numi, i fulmini vostri in ciel che fanno? LICIDA Son fuor di me! Di, chi t’offese, o cara? Parla. Brami vendetta? Ecco il tuo sposo, ecco Licida... ARISTEA Oh Dei! Tu quel Licida sei! Fuggi, t’invola, nasconditi da me. Per tua cagione, perfido, mi ritrovo a questo passo. LICIDA E qual colpa ho commessa? Io son di sasso! ARISTEA Tu da me dividi; barbaro, tu m’uccidi tutto il dolor, ch’io sento, tutto mi vien da te. No, non sperar mai pace. Odio quel cor fallace oggetto di spavento sempre sarai per me. (parte) Scena Dodicesima LICIDA A me "barbaro"! Oh numi! "Perfido" a me! Voglio seguirla; e voglio sapere almen che strano enigma è questo. ARGENE Fermati, traditor. LICIDA (riconosce Argene) Sogno, o son desto! ARGENE Non sogni no son io, l’abbandonata Argene. Anima ingrata, riconosci quel volto, che fu gran tempo il tuo piacer; se pure in sorte si funesta delle antiche sembianze orma vi resta. LICIDA (fra sé) Donde viene; in qual punto mi sorprende costei! Se più mi fermo, Aristea non raggiungo. (Ad Argene) Io non intendo, bella ninfa, i tuoi detti. Un’altra volta potrai meglio spiegarti. (vuol partire) ARGENE (trattenendolo) Indegno, ascolta. LICIDA (fra sé) Misero me! ARGENE Tu non mi intendi? Intendo ben io la tua perfidia. I nuovi amori, le frodi tue tutte riseppi; e tutto saprà da me Clistene per tua vergogna. (vuol partire) LICIDA (trattenendola) Ah no! Sentimi, Argene. Non sdegnarti perdona, se tardi ti ravviso. Io mi rammento gli antichi affetti; e, se tacer saprai, forse... chi sa. ARGENE Si può soffrir di questa ingiuria più crudel? "Chi sa", mi dici? In vero io son la rea. Picciole prove di tua bontà non sono le vie che m’offri a meritar perdono. LICIDA Ascolta. Io volli dir... (vuol prenderla per mano) ARGENE (lo rigetta) Lasciami ingrato non ti voglio ascoltar. LICIDA (fra sé) Son disperato. Scena Tredicesima LICIDA In angustia più fiera io non mi vidi mai. Tutto è in ruina, se parla Argene. È forza raggiungerla, placarla... E chi trattiene la principessa intanto? Il solo amico potria... Ma dove andò? Si cerchi. Almeno e consiglio e conforto Megacle mi darà. (vuol partire) AMINTA Megacle è morto. LICIDA Che dici, Aminta! AMINTA Io dico pur troppo il ver. LICIDA Come! Perchè! Qual empio sì bei giorni troncò? Trovisi io voglio ch’esempio di vendetta altrui ne resti. AMINTA Principe, noi cercar tu l’uccidesti. LICIDA Io! Deliri? AMINTA Volesse il Ciel ch’io delirassi. Odimi. In traccia mentre or te venia, fra quelle piante un gemito improvviso sento mi fermo al suon mi volgo; e miro uom, che sul nudo acciaro prono già s’abbandona. Accorro. Al petto fo d’una man sostegno; con l’altra il ferro svio. Ma, quando al volto Megacle ravvisai, pensa com’ei restò, com’io restai! Dopo un breve stupore "Ah qual follia bramar ti fa la morte!" io volea dirgli. Ei mi prevenne "Aminta, ho vissuto abbastanza." sospirando mi disse dal profondo del cor. "Senza Aristea non so viver, né voglio. Ah! Son due lustri che non vivo che in lei. Licida, oh Dio! m’uccide, e non lo sa; ma non m’offende suo dono è questa vita, ei la riprende." LICIDA Oh amico! E poi? AMINTA Fugge da me, ciò detto, come partico stral. Vedi quel sasso, signor, colà, che il sottoposto Alfeo signoreggia ed adombra? Egli v’ascende in men che non balena. Il mezzo al fiume si scaglia io grido in van. L’onda percossa balzò, s’aperse, in frettolosi giri si riunì, l’ascose. Il colpo, i gridi replicaron le sponde; e più non vidi. LICIDA Ah qual orrida scena or si scuopre al mio sguardo! (rimane stupito) AMINTA Almen la spoglia, che albergò si bell’alma, vadasi a ricercar. Da’ mesti amici questi a lui son dovuti ultimi uffici. (parte) Scena Quattordicesima LICIDA Dove son! Che m’avvenne! Ah dunque il cielo tutte sopra il mio capo rovesciò l’ire sue! Megacle, oh Dio! Megacle, dove sei? Che fo nel mondo senza di te? Rendetemi l’amico, ingiustissimi Dei. ALCANDRO Olà! (Licida non l’ode) LICIDA Del guado estremo... ALCANDRO Olà! LICIDA Chi sei tu, che audace interrompi le smanie mie? ALCANDRO Regio ministro io sono. LICIDA Che vuole il re? ALCANDRO Che in vergognoso esiglio quindi lungi tu vada. Il sol candente se in Elide ti lascia, sei reo di morte. LICIDA A me tal cenno? ALCANDRO Impara a mentir nome, a violar la fede, a deludere il re. LICIDA Come! Ed ardisci, temerario... ALCANDRO Non più. Principe, è questo mio dover; l’ho adempito adempi il resto. (parte) Scena Quindicesima LICIDA (snuda la spada) Con questo ferro indegno, il sen ti passerò... Folle, che dico? che fo? Con chi mi sdegno? Il reo son io, io son lo scellerato. In queste vene con più ragion l’immergerò. Sì, mori, Licida sventurato... Ah perchè tremi, timida man? Chi ti ritiene? Ah questa è ben miseria estrema. Ah chi mai vide anima lacerata da tanti affetti e sì contrari? Io stesso non so come si possa minacciando tremare, arder gelando, piangere in mezzo all’ire bramar la morte, e non saper morire. Gemo in un punto e fremo fosco mi sembra il giomo ho cento larve intorno; ho mille furie in sen. Con la sanguigna face m’arde Megera il petto; m’empie ogni vena Aletto del freddo suo velen. (parte) Scena Nona MEGACLE (fra sé) Oh ricordi crudeli! ARISTEA Alfin siam soli potrò senza ritegni il mio contento esagerar; chiamarti mia speme, mio diletto, luci degli occhi miei... MEGACLE No, principessa, questi soavi nomi non so per me. Serbali pure ad altro più fortunato amante. ARISTEA E il tempo è questo di parlami così? MEGACLE Tutto l’arcano ecco ti svelo. Il principe di Creta langue per te d’amor. Pietà mi chiede, e la vita mi diede. Ah principessa, se negarla poss’io, dillo tu stessa. ARISTEA E pugnasti... MEGACLE Per lui. ARISTEA Perder mi vuoi... MEGACLE Sì, per serbarmi sempre degno di te. ARISTEA Dunque lo dovrò... MEGACLE Tu dèi coronar l’opra mia. Sì, generosa, adorata Aristea, seconda i moti d’un grato cor. Sia, qual io fui fin ora, Licida in avvenire. ARISTEA Ah qual passaggio è questo! Io dalle stelle precipito agli abissi. Eh no si cerchi miglior compensa. Ah senza te la vita per me vita non è. MEGACLE Bella Aristea, non congiurar tu ancora contro la mia virtù. ARISTEA E di lasciarmi... MEGACLE Ho risoluto. ARISTEA Hai risoluto? E quando? MEGACLE Questo (fra sé) morir mi sento... (Ad Aristea) questo è l’ultimo addio. ARISTEA L’ultimo! Ingrato... Soccorretemi, o numi! Il piè vacilla freddo sudor mi bagna il volto; e parmi che una gelida man m’opprima il core. (sviene sopra un sasso) MEGACLE Misero me, che veggo! (rivolgendosi indietro) Ah l’oppresse il dolor! (tornando) Cara mia speme, bella Aristea, non avvilirti; ascolta Megacle è qui. Non partirò. Sarai... Che parlo? Ella non m’ode. Avete, o stelle, più sventure per me? No, questa sola mi restava a provar. Chi mi consiglia? Che risolvo? Che fo? Partir? Sarebbe crudeltà, tirannia. Restar? Che giova? Forse ad esserle sposo? E il re ingannato, e l’amico tradito, e la mia fede, e l’onor mio lo soffrirebbe? Almeno partiam più tardi. Ah che sarem di nuovo a quest’orrido passo! Ora è pietade l’esser crudele. Addio, mia vita addio, (le prende la mano e la bacia) mia perduta speranza. Il Ciel ti renda più felice di me. Deh, conservate questa bell’opra vostra, eterni dei; e i dì, ch’io perderò, donate a lei. Licida... Dove è mai? Licida. (verso la scena) Scena Decima LICIDA Intese tutto Aristea? MEGACLE Tutto. T’affretta, o prence; soccorri la tua sposa. (in atto di partire) LICIDA Ahimè, che miro! Che fu? (a Megacle) MEGACLE Doglia improvvisa le oppresse i sensi. (partendo, come sopra) LICIDA E tu mi lasci? MEGACLE Io vado... (tornando indietro) Deh pensa ad Aristea. (partendo, fra se) Che dirà mai quando in sè tornerà? (si ferma) Tutte ho presenti tutte le smanie sue. (A Licida) Licida, ah senti. Se cerca, se dice "L’amico dov’è?" "L’amico infelice..." rispondi... "morì." Ah no! Sì gran duolo non darle per me rispondi ma solo "Piangendo partì". Che abisso di pene lasciare il suo bene, lasciarlo per sempre, lasciarlo così! (parte) Scena Undicesima LICIDA Che laberinto è questo! Io non l’intendo, semiviva Aristea... Megacle afflitto... ARISTEA Oh Dio! LICIDA Ma già quell’alma torna agli usati uffici. Apri i bei lumi, principessa, ben mio... ARISTEA (senza vederlo) Sposo infedele! LICIDA Ah! Non dirmi così. Di mia costanza ecco in pegno la destra. (la prende per la mano) ARISTEA Almeno... Oh stelle! (s‘avvede non esser Megacle, e ritira la mano) Megacle ov’è? LICIDA Partì. ARISTEA Partì l’ingrato? Ebbe cor di lasciarmi in questo stato? LICIDA Il tuo sposo restò. ARISTEA (s’alza con impeto) Dunque è perduta l’umanità, la fede, l’amore, la pietà! Se questi iniqui incenerir non sanno, numi, i fulmini vostri in ciel che fanno? LICIDA Son fuor di me! Di, chi t’offese, o cara? Parla. Brami vendetta? Ecco il tuo sposo, ecco Licida... ARISTEA Oh Dei! Tu quel Licida sei! Fuggi, t’invola, nasconditi da me. Per tua cagione, perfido, mi ritrovo a questo passo. LICIDA E qual colpa ho commessa? Io son di sasso! ARISTEA Tu da me dividi; barbaro, tu m’uccidi tutto il dolor, ch’io sento, tutto mi vien da te. No, non sperar mai pace. Odio quel cor fallace oggetto di spavento sempre sarai per me. (parte) Scena Dodicesima LICIDA A me "barbaro"! Oh numi! "Perfido" a me! Voglio seguirla; e voglio sapere almen che strano enigma è questo. ARGENE Fermati, traditor. LICIDA (riconosce Argene) Sogno, o son desto! ARGENE Non sogni no son io, l’abbandonata Argene. Anima ingrata, riconosci quel volto, che fu gran tempo il tuo piacer; se pure in sorte si funesta delle antiche sembianze orma vi resta. LICIDA (fra sé) Donde viene; in qual punto mi sorprende costei! Se più mi fermo, Aristea non raggiungo. (Ad Argene) Io non intendo, bella ninfa, i tuoi detti. Un’altra volta potrai meglio spiegarti. (vuol partire) ARGENE (trattenendolo) Indegno, ascolta. LICIDA (fra sé) Misero me! ARGENE Tu non mi intendi? Intendo ben io la tua perfidia. I nuovi amori, le frodi tue tutte riseppi; e tutto saprà da me Clistene per tua vergogna. (vuol partire) LICIDA (trattenendola) Ah no! Sentimi, Argene. Non sdegnarti perdona, se tardi ti ravviso. Io mi rammento gli antichi affetti; e, se tacer saprai, forse... chi sa. ARGENE Si può soffrir di questa ingiuria più crudel? "Chi sa", mi dici? In vero io son la rea. Picciole prove di tua bontà non sono le vie che m’offri a meritar perdono. LICIDA Ascolta. Io volli dir... (vuol prenderla per mano) ARGENE (lo rigetta) Lasciami ingrato non ti voglio ascoltar. LICIDA (fra sé) Son disperato. Scena Tredicesima LICIDA In angustia più fiera io non mi vidi mai. Tutto è in ruina, se parla Argene. È forza raggiungerla, placarla... E chi trattiene la principessa intanto? Il solo amico potria... Ma dove andò? Si cerchi. Almeno e consiglio e conforto Megacle mi darà. (vuol partire) AMINTA Megacle è morto. LICIDA Che dici, Aminta! AMINTA Io dico pur troppo il ver. LICIDA Come! Perchè! Qual empio sì bei giorni troncò? Trovisi io voglio ch’esempio di vendetta altrui ne resti. AMINTA Principe, noi cercar tu l’uccidesti. LICIDA Io! Deliri? AMINTA Volesse il Ciel ch’io delirassi. Odimi. In traccia mentre or te venia, fra quelle piante un gemito improvviso sento mi fermo al suon mi volgo; e miro uom, che sul nudo acciaro prono già s’abbandona. Accorro. Al petto fo d’una man sostegno; con l’altra il ferro svio. Ma, quando al volto Megacle ravvisai, pensa com’ei restò, com’io restai! Dopo un breve stupore "Ah qual follia bramar ti fa la morte!" io volea dirgli. Ei mi prevenne "Aminta, ho vissuto abbastanza." sospirando mi disse dal profondo del cor. "Senza Aristea non so viver, né voglio. Ah! Son due lustri che non vivo che in lei. Licida, oh Dio! m’uccide, e non lo sa; ma non m’offende suo dono è questa vita, ei la riprende." LICIDA Oh amico! E poi? AMINTA Fugge da me, ciò detto, come partico stral. Vedi quel sasso, signor, colà, che il sottoposto Alfeo signoreggia ed adombra? Egli v’ascende in men che non balena. Il mezzo al fiume si scaglia io grido in van. L’onda percossa balzò, s’aperse, in frettolosi giri si riunì, l’ascose. Il colpo, i gridi replicaron le sponde; e più non vidi. LICIDA Ah qual orrida scena or si scuopre al mio sguardo! (rimane stupito) AMINTA Almen la spoglia, che albergò si bell’alma, vadasi a ricercar. Da’ mesti amici questi a lui son dovuti ultimi uffici. (parte) Scena Quattordicesima LICIDA Dove son! Che m’avvenne! Ah dunque il cielo tutte sopra il mio capo rovesciò l’ire sue! Megacle, oh Dio! Megacle, dove sei? Che fo nel mondo senza di te? Rendetemi l’amico, ingiustissimi Dei. ALCANDRO Olà! (Licida non l’ode) LICIDA Del guado estremo... ALCANDRO Olà! LICIDA Chi sei tu, che audace interrompi le smanie mie? ALCANDRO Regio ministro io sono. LICIDA Che vuole il re? ALCANDRO Che in vergognoso esiglio quindi lungi tu vada. Il sol candente se in Elide ti lascia, sei reo di morte. LICIDA A me tal cenno? ALCANDRO Impara a mentir nome, a violar la fede, a deludere il re. LICIDA Come! Ed ardisci, temerario... ALCANDRO Non più. Principe, è questo mio dover; l’ho adempito adempi il resto. (parte) Scena Quindicesima LICIDA (snuda la spada) Con questo ferro indegno, il sen ti passerò... Folle, che dico? che fo? Con chi mi sdegno? Il reo son io, io son lo scellerato. In queste vene con più ragion l’immergerò. Sì, mori, Licida sventurato... Ah perchè tremi, timida man? Chi ti ritiene? Ah questa è ben miseria estrema. Ah chi mai vide anima lacerata da tanti affetti e sì contrari? Io stesso non so come si possa minacciando tremare, arder gelando, piangere in mezzo all’ire bramar la morte, e non saper morire. Gemo in un punto e fremo fosco mi sembra il giomo ho cento larve intorno; ho mille furie in sen. Con la sanguigna face m’arde Megera il petto; m’empie ogni vena Aletto del freddo suo velen. (parte) Vivaldi,Antonio/L Olimpiade/III-1
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Mixfest in San Antonio こちらの方 のtweetがなかなか興奮を伝えていたので、抜粋。 (翻訳してくれる方募集) So i met the dj talked and talked to him. Kris set is at 7 50 and his interview Is at 5pm. The concert is from 4-10pm so i can probabl .. I got on the radio and got to talk about kris omg!! DD I still have like 2 hrs till kris interview what am i gonna do for free here downtown lol well i could go to watch other bands So I m waiting for kris to come in for his interview(which is open to the public) I feel like an accomplished krijna D lol Hopefully I get to meet kris before or after his interview the dj said I might be able to ) OMG i freaking just met kris and got a pic!!! Ahhhh jsnnnjxnsjjcjsja 3333 the security goes "hey we got a fan here" (im all shaky) And then i go "hey!" and hes like "hi!" and i go "can i get a picture with u?"and hes like "sure!" and then walked to the private elevat .. Now i get to go watched his interview with mix96.1! OMG im still shaky lol i was more calm than i expected ) kris walks up im sitting down "did the pic turn out?" me and mom"yes" "u coming to the concert?" (cont) Me "yep!" like my shirt it says "krisallenaddicts" and he goes "yes i do" and cale walked past and i said hi and he waved! ) Listening to the kris interview hes hotter in person! Lol So i got a pic with kris and cale! Talked to them too and got them to sign my CD!! D I have so much to tell! Now im waiting to 2 hours For kris to come on D lol im shocked i was the only fan waiting there lol And when i got the pic with cale kris took the pic! He touched my camera!!!! Lol ) Kris is at the meet and greet right now! Im so shocked i got to talk to kris and cale and rode the elevator with them i didnt even have ... I didnt even have meet and greet! Dude some girl just got arrested idk why maybe drugs? Well there is beer/ahcohol here but not in the concert area It was crazy the police had to hold her down then took her outside the gate This is def not family friendly concert with them selling alchohol lol....still waiting for kris by the food/drinks But theres people here from like age 5-50 I mean waiting for kris to come on, i already meet him if u read my other tweets ) The girl they handcuffed, they let her go home but idk what she did So white tie affair is on right now and i actually talked to lead singer cuz they were there when i met kris lol i had no idea! Kris is about to go on!! D OMG that was even more awesome than fiesta texas!! Kris and pat duet dkdjsjchhvhshsFjdjsj!! 3333 so amazingg! Trains next!!! But my mom wants to leave (( i at least want to hear "hey soul sister" Ugh i have to miss train (( i wanted to hear "hey soul sister" So much for missing trains act ( my mom wants to get home and plus there was like no toliet paper in the porter poties and they charge ... (cont) charge $1 for napkins WTP?!? Earlier it was funny cuz my moms like "kris allen touched our camera!" me "omg i know!!" LOL I kissed the camera LOL i know im weird hahaha P well kris touched it.... Ive been there since 1 30pm its almost 9 now! 7 hrs! And almost half the time i was outside in 90 degree weather so worth it! Ily u mom! Ilu uncle!! He told me to turn the channel to fox cuz kris was on for 5 secs! D They showed kris on tv for like a min!! IM HOMEEEEEEEEEEEE! DDDDD me and kris!!! D http //twitpic.com/1qj2jw Kris in the interview ) http //twitpic.com/1qj3nm another interview pic ) http //twitpic.com/1qj4nz my mom took this pic i love her ) http //twitpic.com/1qj5zi lol i look bad in this pic but cale looks great ) http //twitpic.com/1qj6ku Another Cale pic ) Kris took these he touched my camera!! D OMG! LOL http //twitpic.com/1qj7wk Kris 3333 ) http //twitpic.com/1qj97b Kris was amazingggg live D http //twitpic.com/1qj9s0 @KrisAllen It was! D OMG thanks so much for taking the time for u and @calevis24 to talk to me!!! D 33 concert was amazing!! ) This one is so cute ) lol sorry about that persons head http //twitpic.com/1qjb17 one more pic ) http //twitpic.com/1qjbtp U GUYS READY? D HERE IT IS! http //www.youtube.com/watch?v=0XF8fYuDNEo THE TRUTH gonna try to upload more videos while im still awake lol DUDE i dont wanna go to school tomorrow now ( i had a long day...lol my parents won t let me stay home though OMG im soo tired last video guys then im going to bed school tomorrow / lol gonna upload more tomorrow! D gnight! )
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Scena Quarta (Tempio Di Diana. Tempio rotondo dedicato à Diana con simulacro della dea nel mezzo tripode col fuoco, e lumiere ad uso di lampadari. Teseo condotto dall Amazzoni sacerdotesse, e ministre del tempio, le quali portano urne, projumiere, bende, coltelli, bipenni e bacili, con sopravi una corona d isopo e un altra di cipresso Poi viene Antiope con le sue guardie, e poi lppolita) TESEO Almen foste presenti negli ultimi momenti a dirmi addio cagion del morir mio, pupille care. ANTIOPE Alla suora del sole giurai svenar di propria mano un Greco nobil di sangue tanto che adegui in parte almeno quel che versai dal sen regio mio pianto. TESEO Antiope, il sangue mio adegua il pianto tuo; per queste vene del regnante d Atene scorre il sangue real Teseo san io. ANTIOPE Che intendo? O sorte! lo sceglier non potea vittima del mio duol più degna e accetta di Cinto alla gran dea, e all ardente desio di mia vendetta. Or tu d Apollo casta germana, al cui freddo splendore delle belle auree stelle il raggio langue gradisci l olocausto il di cui sangue che or sparge il zelo mio più che il mio sdegno, pace renda al mio core e al mio regno. (Entra, Ippolita con spada nuda, con molte guerriere, all arrivo delle quali fuggono le guardie d Antiope. ) HIPPOLITA Il fiero colpo arresta, cruda germana, o che sei morta. TESEO O dei! Cosi opportuno in mio soccorso giunge il bel idolo mio? ANTIOPE Da te cosi tradita, fiera, ingiusta sorella, ora son io? IPPOLITA No, che non sei da me tradita; in questo prence io salvo Martesia, che prigioniera resta esposta de Greci al fiero sdegno; s ella si perde, ah!, che si perde il regno. TESEO (Fra sè) O ingrata liberta, che mi divide dalla mia bella! ANTIOPE Che sento, ohimè, che fa? Qual mi divide gran contrasto d affetti il cor nel seno? o voto! o vendetta! o Cinzia! o giuramento! o figlia, o mal da me ricordata! Mal da me vendicata! Col vendicarti, ah! ch io t uccido e spargo il tuo col sangue altrui! O figlia! O figlia, ahi perché qui non sei! Io ti sento, io ti veggio, che mi chiedi pietà, ma sento ancora le voci degli dei; o dei troppo temuti e troppo avversi! Figlia, dei, che far deggio? Teseo, libero sei! (partono tranne Teseo) TESEO O libertà crudele! A qual funesto esiglio condanni il core amante; sol per allontanarmi dal mio bene tu mi sciogli le piante. O care mie catene! Deh, perché mi togliete i vostri nodi! I vostri nodi che tenean ristretto il piede sol, ma fean godere al ciglio vicini i rai dell adorato oggetto. Scorre il fiume mormorando, urta in sassi e frange l onda ma, baciando la sua sponda, tutto lieto al mar sen va. Il mio cor godea penando, e correa lieto al periglio ché il veder quel vago ciglio val per vita e libertà. Scena Quinta (Parte del bosco sacro. Sobborghi di Temiscira rovinati da Greci, con machine belliche. Ercole e Teseo) ERCOLE In libertà Teseo? Sogno? ave sono? TESEO Non sogni, no, libero io sono. Signor, di Temiscira quando tra poco espugnerai le mura, almen con la pietà tempera l ira. ERCOLE Pietà mi chiedi? E per chi mai? TESEO Per quella a cui debbo la vita. ERCOLE La vita? E come! TESEO Avea, per la rapita figlia, Antiope giurato alla triforme dea di propria mano svenar un nobil Greco, sul collo mi pendea di già la scure, allor che fece Amore d Ippolita nel seno nascer pietade; ella sen corse al tempio, e opportuna con l armi trattenne il colpo e impedì lo scempio. ERCOLE Quest atto generoso ad Ippolita Alcide amico render può, nonché pietoso; anzi ad Antiope istessa piu nemico non son, s ella mi cede quell armi che Euristeo per me le chiede. Non sia della vittoria giammai che oscuri il vanto ombra di crudeltà. Di vincere, la gloria mi basta e mia sarà. Scena Sesta (Tempio Di Diana. Atrio regio vicino al giardino con simulacro di Diana. Telamone con soldati e Ippolita, poi Teseo, poi Alceste e Martesia) TELAMONE Renditi, o che sei morta. IPPOLITA A caro prezzo, fin che armata ho la mano, spero vender la vita. TELAMONE Tu la difendi invano. TESEO (entrando) Telamon, ferma il brando, e a te piaccia cedermi, o bella, il tuo, ch io ti assicuro d ogni servile oltraggio. IPPOLITA A te, signor, io cedo, e a tuoi lacci consegno il piè, se m hai già stretto il cuore. TELAMONE Mentre tu la disarmi, tua prigioniera sia; ch io volgo altrove con questi miei seguaci i passi e l armi. (parte) TESEO Ippolita, ecco il ferro che mi cedesti, al fianco tuo lo rendo per salvarti lo presi, ma se in ciò pur t offesi, umil perdono or ti chiedo. IPPOLITA Signor, tua serva sono. TESEO Il cor per sua regina t elesse già, per tale anche d Atene ti sta aspettando il trono. IPPOLITA No, mio caro Teseo, tua servo sono, e di tua serva il titolo mi basta per compensar la perdita d un regno. Ti seguirò fedele ave tu vada, l armi ti recherò nella battaglia, e da nemici strali riparo ti farò col petto ignudo; sarò qual più vorrai scudier o scudo. TESEO Ippolita, non più; con tali accenti troppo tu mi tormenti. Forse pensi cosi provar s io t ami? Ah, piuttosto per prova della mia vera fede dimmi che far degg io, da me che brami. IPPOLITA Se pur qualche mercede merita l amor mio, solo ti prega per Antiope mia suora, a pro di lei il tuo favor, deh, con Alcide impiega. TESEO Va pur di ciò sicura ma vanne intanto, e a lui già vincitore, ch Antiope ceda l armi tu procura. IPPOLITA Amato ben, tu sei la mia speranza e l mio piacer. E quella speme che già s avanza sento che l alma chiama a goder. Scena Settima (Parte Del Bosco Sacro. Atrio regio vicino al giardino con simulacro di Diana. Alceste, e Martesia con guardie) ALCESTE Bella, rasciuga il pianto; misera quanto credi, ancor non sei Ercole è generoso io sono amante. e giusti sono i dei. MARTESIA Ah, se è ver, che tu m ami, ama ancor chi è di mè la miglior parte; fa che viva la madre, se pur brami, che non pera la figlia. ALCESTE Ogni tirnor discaccia amai dal seno; vanne, e partite voi; più custodita non sia, ché libertà le rendo a pieno. Vanne alla genitrice, dille, che l armi ad Euristeo non sdegni per Alcide mandar, ma viva e regni. Duetto ALCESTE Spera bell idol mio, spera e confida in me; teco morir so anch io, non viver senza te. MARTESIA Spero, perché il desio mi fa sperar mercè ma non so ancor, ben mio, se l Uomo serba fè. Scena Ottava (Tempio Di Diana. Reggia, che corrisponde al tempio, dove si vede comparire sopra il suo globo lunare Diana. Antiope sola, poi Martesia, poi gl altri) ANTIOPE Regio mio brando illustre e rea cagione di tutti i danni miei, giacché degg io toglierti al fianco mio, ceder ti vuò per zelo e per pietade, ma non già per timore o per viltade. Casto nume di Cinto, dea tutelar del regno, questo acciaro fatal, questo mio cinto a te consacro, e al braccio tuo consegno. (Appende la cintura e le spada ad un braccio della statua.) E tu, fato crudel, che mi togliesti la figlia, la vendetta, il regno e l armi, la vita vuoi lasciarmi non già per tua pietà, ma per mia pena, perché in servii catena, strascinata colà sul greco lito, dall attiche donzelle illustre spoglia io sia mostrata a dito ma t inganni; infelice tanto non è chi può morir, mi resta anch in man questo ferro, or nel mio petto l immergo, e a tuo dispetto morir voglio regina, qual son io; figlia, io moro, e col cor ti dico - addio. (Si vuoi ferire collo stile. ) MARTESIA (entrando) Ah! Genitrice, il fiero colpo arresta. ANTIOPE Martesia, figlia, o Ciel! Sogno, o son desta? Pur ti riveggo, pur t abbraccio, e pria di chiuder gl occhi miei per sempre al giorno ti stringo al petto. Or quel che più gli piace faccia di me il destino, io chiudo i lumi in pace. MARTESIA Fermati. ANTIOPE No, lascia che m apra il petto, onde l alma dolente, se il Ciel la prende a scherno, corra a cercar pietà nel cieco Averno. Scenderò, volerò, griderò sulle sponde di Stige, di Lete risvegliando furori e vendette di Megera e d Aletto nel cor. Rio destin, del mio sangue la sete sazia pur, che già Dite m aspetta nuova furia del suo cieco orror. (parte, seguita da Martesia) (Entrano Ippolita, Ercole, ecc) IPPOLITA Invitto Alcide, al cui valor congiunto va de regni il destino, il cui sol nome i tiranni spaventa, già trionfasti; il nostro braccio col braccio tuo più non contrasta, tu mostra a noi che il trionfar ti basta. ERCOLE Ippolita, il tuo amore, la tua pietà, per cui anche rispira il mio caro Teseo, vince il mio sdegno per te salvo il tuo regno e Temiscira; tutto vi rendo, e l armi più non chiedo; valor non chiamo il disprezzar i dei; non vuò tra i vanti miei l aver tolto di mano a un nume il regio brando e l aureo cinto. IPPOLITA Alcide, or sì trionfi, or sì ch hai vinto eccoti il cinto e l brando, io te lo dono; or non temo che i dei possano avere a sdegno, se il dono a te, che un altro nume sei. ERCOLE Io lo ricevo, e d amicizia e pace va che sia tra la Grecia e l regno vostro nodo fermo e tenace ma che vedo! Che prodigio è mai questo? IPPOLITA Cinzia, la nostra dea, pria del costume sorge piena di lume. ANTIOPE (entrando con Martesia) Ah se fosse ella offesa dal voto inosservato, d ira accesa a noi si mostraria; amici, i vostri prieghi faccian che a perdonare ancor si pieghi. ERCOLE, ANTIOPE Di Latona illustre prole, figlia a Giove e suora al sole, splendi or tu propizia a noi. CORO Placa omai, placa lo sdegno, ché dar pace a questo regno, bella dea, sola tu puoi. (Qui comparisce Diana su l globo lunare, e dice ad Antiope ) DIANA Antiope; troppo arditi i voti umani, che son figli dell ira, e non del zelo. o rende vani, o non gradisce il Cielo che sian d Alcide l armi tue; che resti Ippolita a Teseo, Martesia a Alceste d Imeneo fortunato in dolci nodi oggi è voler del Fato. ERCOLE Prenci, regine, udiste quali siano del Ciel gl alti decreti? ANTIOPE Io la mia fronte inchina al valer del destino. TESEO ad IPPOLITA ALCESTE a MARTESIA Il mio destino sta sol ne tuoi bei lumi. IPPOLITA, MARTESlA Io fò mia voglia del valer de numi. ERCOLE D Ippolita la destra stringi, o Teseo; Martesia, ora ad Alceste porgi la bella man sono di queste nozze si liete e care al vostro core pronubi Cinzia e Giove, il Fato, e Amore. CORO Cinzia e Giove, Amore e Fato s han formato sì bel nodo e sì giocondo, dall algente all arsa riva canti il viva e goda il mondo. Scena Quarta (Tempio Di Diana. Tempio rotondo dedicato à Diana con simulacro della dea nel mezzo tripode col fuoco, e lumiere ad uso di lampadari. Teseo condotto dall Amazzoni sacerdotesse, e ministre del tempio, le quali portano urne, projumiere, bende, coltelli, bipenni e bacili, con sopravi una corona d isopo e un altra di cipresso Poi viene Antiope con le sue guardie, e poi lppolita) TESEO Almen foste presenti negli ultimi momenti a dirmi addio cagion del morir mio, pupille care. ANTIOPE Alla suora del sole giurai svenar di propria mano un Greco nobil di sangue tanto che adegui in parte almeno quel che versai dal sen regio mio pianto. TESEO Antiope, il sangue mio adegua il pianto tuo; per queste vene del regnante d Atene scorre il sangue real Teseo san io. ANTIOPE Che intendo? O sorte! lo sceglier non potea vittima del mio duol più degna e accetta di Cinto alla gran dea, e all ardente desio di mia vendetta. Or tu d Apollo casta germana, al cui freddo splendore delle belle auree stelle il raggio langue gradisci l olocausto il di cui sangue che or sparge il zelo mio più che il mio sdegno, pace renda al mio core e al mio regno. (Entra, Ippolita con spada nuda, con molte guerriere, all arrivo delle quali fuggono le guardie d Antiope. ) HIPPOLITA Il fiero colpo arresta, cruda germana, o che sei morta. TESEO O dei! Cosi opportuno in mio soccorso giunge il bel idolo mio? ANTIOPE Da te cosi tradita, fiera, ingiusta sorella, ora son io? IPPOLITA No, che non sei da me tradita; in questo prence io salvo Martesia, che prigioniera resta esposta de Greci al fiero sdegno; s ella si perde, ah!, che si perde il regno. TESEO (Fra sè) O ingrata liberta, che mi divide dalla mia bella! ANTIOPE Che sento, ohimè, che fa? Qual mi divide gran contrasto d affetti il cor nel seno? o voto! o vendetta! o Cinzia! o giuramento! o figlia, o mal da me ricordata! Mal da me vendicata! Col vendicarti, ah! ch io t uccido e spargo il tuo col sangue altrui! O figlia! O figlia, ahi perché qui non sei! Io ti sento, io ti veggio, che mi chiedi pietà, ma sento ancora le voci degli dei; o dei troppo temuti e troppo avversi! Figlia, dei, che far deggio? Teseo, libero sei! (partono tranne Teseo) TESEO O libertà crudele! A qual funesto esiglio condanni il core amante; sol per allontanarmi dal mio bene tu mi sciogli le piante. O care mie catene! Deh, perché mi togliete i vostri nodi! I vostri nodi che tenean ristretto il piede sol, ma fean godere al ciglio vicini i rai dell adorato oggetto. Scorre il fiume mormorando, urta in sassi e frange l onda ma, baciando la sua sponda, tutto lieto al mar sen va. Il mio cor godea penando, e correa lieto al periglio ché il veder quel vago ciglio val per vita e libertà. Scena Quinta (Parte del bosco sacro. Sobborghi di Temiscira rovinati da Greci, con machine belliche. Ercole e Teseo) ERCOLE In libertà Teseo? Sogno? ave sono? TESEO Non sogni, no, libero io sono. Signor, di Temiscira quando tra poco espugnerai le mura, almen con la pietà tempera l ira. ERCOLE Pietà mi chiedi? E per chi mai? TESEO Per quella a cui debbo la vita. ERCOLE La vita? E come! TESEO Avea, per la rapita figlia, Antiope giurato alla triforme dea di propria mano svenar un nobil Greco, sul collo mi pendea di già la scure, allor che fece Amore d Ippolita nel seno nascer pietade; ella sen corse al tempio, e opportuna con l armi trattenne il colpo e impedì lo scempio. ERCOLE Quest atto generoso ad Ippolita Alcide amico render può, nonché pietoso; anzi ad Antiope istessa piu nemico non son, s ella mi cede quell armi che Euristeo per me le chiede. Non sia della vittoria giammai che oscuri il vanto ombra di crudeltà. Di vincere, la gloria mi basta e mia sarà. Scena Sesta (Tempio Di Diana. Atrio regio vicino al giardino con simulacro di Diana. Telamone con soldati e Ippolita, poi Teseo, poi Alceste e Martesia) TELAMONE Renditi, o che sei morta. IPPOLITA A caro prezzo, fin che armata ho la mano, spero vender la vita. TELAMONE Tu la difendi invano. TESEO (entrando) Telamon, ferma il brando, e a te piaccia cedermi, o bella, il tuo, ch io ti assicuro d ogni servile oltraggio. IPPOLITA A te, signor, io cedo, e a tuoi lacci consegno il piè, se m hai già stretto il cuore. TELAMONE Mentre tu la disarmi, tua prigioniera sia; ch io volgo altrove con questi miei seguaci i passi e l armi. (parte) TESEO Ippolita, ecco il ferro che mi cedesti, al fianco tuo lo rendo per salvarti lo presi, ma se in ciò pur t offesi, umil perdono or ti chiedo. IPPOLITA Signor, tua serva sono. TESEO Il cor per sua regina t elesse già, per tale anche d Atene ti sta aspettando il trono. IPPOLITA No, mio caro Teseo, tua servo sono, e di tua serva il titolo mi basta per compensar la perdita d un regno. Ti seguirò fedele ave tu vada, l armi ti recherò nella battaglia, e da nemici strali riparo ti farò col petto ignudo; sarò qual più vorrai scudier o scudo. TESEO Ippolita, non più; con tali accenti troppo tu mi tormenti. Forse pensi cosi provar s io t ami? Ah, piuttosto per prova della mia vera fede dimmi che far degg io, da me che brami. IPPOLITA Se pur qualche mercede merita l amor mio, solo ti prega per Antiope mia suora, a pro di lei il tuo favor, deh, con Alcide impiega. TESEO Va pur di ciò sicura ma vanne intanto, e a lui già vincitore, ch Antiope ceda l armi tu procura. IPPOLITA Amato ben, tu sei la mia speranza e l mio piacer. E quella speme che già s avanza sento che l alma chiama a goder. Scena Settima (Parte Del Bosco Sacro. Atrio regio vicino al giardino con simulacro di Diana. Alceste, e Martesia con guardie) ALCESTE Bella, rasciuga il pianto; misera quanto credi, ancor non sei Ercole è generoso io sono amante. e giusti sono i dei. MARTESIA Ah, se è ver, che tu m ami, ama ancor chi è di mè la miglior parte; fa che viva la madre, se pur brami, che non pera la figlia. ALCESTE Ogni tirnor discaccia amai dal seno; vanne, e partite voi; più custodita non sia, ché libertà le rendo a pieno. Vanne alla genitrice, dille, che l armi ad Euristeo non sdegni per Alcide mandar, ma viva e regni. Duetto ALCESTE Spera bell idol mio, spera e confida in me; teco morir so anch io, non viver senza te. MARTESIA Spero, perché il desio mi fa sperar mercè ma non so ancor, ben mio, se l Uomo serba fè. Scena Ottava (Tempio Di Diana. Reggia, che corrisponde al tempio, dove si vede comparire sopra il suo globo lunare Diana. Antiope sola, poi Martesia, poi gl altri) ANTIOPE Regio mio brando illustre e rea cagione di tutti i danni miei, giacché degg io toglierti al fianco mio, ceder ti vuò per zelo e per pietade, ma non già per timore o per viltade. Casto nume di Cinto, dea tutelar del regno, questo acciaro fatal, questo mio cinto a te consacro, e al braccio tuo consegno. (Appende la cintura e le spada ad un braccio della statua.) E tu, fato crudel, che mi togliesti la figlia, la vendetta, il regno e l armi, la vita vuoi lasciarmi non già per tua pietà, ma per mia pena, perché in servii catena, strascinata colà sul greco lito, dall attiche donzelle illustre spoglia io sia mostrata a dito ma t inganni; infelice tanto non è chi può morir, mi resta anch in man questo ferro, or nel mio petto l immergo, e a tuo dispetto morir voglio regina, qual son io; figlia, io moro, e col cor ti dico - addio. (Si vuoi ferire collo stile. ) MARTESIA (entrando) Ah! Genitrice, il fiero colpo arresta. ANTIOPE Martesia, figlia, o Ciel! Sogno, o son desta? Pur ti riveggo, pur t abbraccio, e pria di chiuder gl occhi miei per sempre al giorno ti stringo al petto. Or quel che più gli piace faccia di me il destino, io chiudo i lumi in pace. MARTESIA Fermati. ANTIOPE No, lascia che m apra il petto, onde l alma dolente, se il Ciel la prende a scherno, corra a cercar pietà nel cieco Averno. Scenderò, volerò, griderò sulle sponde di Stige, di Lete risvegliando furori e vendette di Megera e d Aletto nel cor. Rio destin, del mio sangue la sete sazia pur, che già Dite m aspetta nuova furia del suo cieco orror. (parte, seguita da Martesia) (Entrano Ippolita, Ercole, ecc) IPPOLITA Invitto Alcide, al cui valor congiunto va de regni il destino, il cui sol nome i tiranni spaventa, già trionfasti; il nostro braccio col braccio tuo più non contrasta, tu mostra a noi che il trionfar ti basta. ERCOLE Ippolita, il tuo amore, la tua pietà, per cui anche rispira il mio caro Teseo, vince il mio sdegno per te salvo il tuo regno e Temiscira; tutto vi rendo, e l armi più non chiedo; valor non chiamo il disprezzar i dei; non vuò tra i vanti miei l aver tolto di mano a un nume il regio brando e l aureo cinto. IPPOLITA Alcide, or sì trionfi, or sì ch hai vinto eccoti il cinto e l brando, io te lo dono; or non temo che i dei possano avere a sdegno, se il dono a te, che un altro nume sei. ERCOLE Io lo ricevo, e d amicizia e pace va che sia tra la Grecia e l regno vostro nodo fermo e tenace ma che vedo! Che prodigio è mai questo? IPPOLITA Cinzia, la nostra dea, pria del costume sorge piena di lume. ANTIOPE (entrando con Martesia) Ah se fosse ella offesa dal voto inosservato, d ira accesa a noi si mostraria; amici, i vostri prieghi faccian che a perdonare ancor si pieghi. ERCOLE, ANTIOPE Di Latona illustre prole, figlia a Giove e suora al sole, splendi or tu propizia a noi. CORO Placa omai, placa lo sdegno, ché dar pace a questo regno, bella dea, sola tu puoi. (Qui comparisce Diana su l globo lunare, e dice ad Antiope ) DIANA Antiope; troppo arditi i voti umani, che son figli dell ira, e non del zelo. o rende vani, o non gradisce il Cielo che sian d Alcide l armi tue; che resti Ippolita a Teseo, Martesia a Alceste d Imeneo fortunato in dolci nodi oggi è voler del Fato. ERCOLE Prenci, regine, udiste quali siano del Ciel gl alti decreti? ANTIOPE Io la mia fronte inchina al valer del destino. TESEO ad IPPOLITA ALCESTE a MARTESIA Il mio destino sta sol ne tuoi bei lumi. IPPOLITA, MARTESlA Io fò mia voglia del valer de numi. ERCOLE D Ippolita la destra stringi, o Teseo; Martesia, ora ad Alceste porgi la bella man sono di queste nozze si liete e care al vostro core pronubi Cinzia e Giove, il Fato, e Amore. CORO Cinzia e Giove, Amore e Fato s han formato sì bel nodo e sì giocondo, dall algente all arsa riva canti il viva e goda il mondo. Vivaldi,Antonio/Ercole su l Termodonte
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このテンプレはポリウト方式で作成されています。 こちらの役名一覧に和訳を記載して管理人までお知らせください。 ATTO PRIMO Scena Prima (L'aurora; il sole va poi gradatamente illuminando la scena. Interno di una cascina. A destra, verso il fondo, la porta d 'una stanza. Una rustica sedia a bracciuoli, vicina. Una panca,qualche sedia. Il prospetto é aperto e da esso scorgessi un sito pittoresco sulle montagne di Savoia e parte del villaggio. Una chiesa sull'alto. Si odono gli ultimi rintocchi d'una campana e varie voci da opposte parei si vedono poi uomini, donne, fanciulli avviarsi al tempio, poi Maddalena, indi Antonio) ▼CORO▲ (da lontano) Presti! Al tempio! Delle preci Die' il segnal la sacra squilla. Già del sole omai scintilla Sulle cime il primo raggio, Or dal ciel fausto viaggio Cominciamo ad implorar. La speranza ed il coraggio Non potranno vacillar. (Appresi la stanza a destra e vi esce pian piano Maddalena, che si ferma sulla soglia guardando ancor dentro.) ▼MADDALENA▲ Linda, mia dolce figlia! Tu nel sonno dell'innocenza ancora giaci; a lungo in assiduo lavoro Provvida tu per noi vegliasti, e lieti saranno i sogni tuoi. (chiudendo la stanza) Ma forse al ridestarti qui fra noi Tutto fia duol. Con quale ansia angosciosa Attendo del marito il ritorno! Decidersi in tal giorno Deve tutto per noi! Chi sa? Già viene… (incontrandolo) Antonio… ▼ANTONIO▲ (entrando un po' cupo) Moglie! ▼MADDALENA▲ (con premura) Ebbene? ▼ANTONIO▲ (esita) L'Intendente sperar mi fe' propizia Sua Eccellenza, il fratel della Marchesa Nostra padrona. ▼MADDALENA▲ S'egli è cosi, respiro. Ei può tutto, speriamo. Resteremo. ▼ANTONIO▲ Più di te quant'io lo bramo! Ambo nati in questa valle, Nostra sorte qui fu unita; Ebbe Linda qui la vita, E mio padre qui morì. Or tu vedi se diletto, Se a me sacro è questo tetto; Moglie, figlia, sol per voi Soffro e temo in questo di. ▼MADDALENA▲ Ma, se è vero che Sua Eccellenza È per noi, che temi mai? ▼ANTONIO▲ Vidi or ora il buon prefetto, Mie speranze gli svelai. ▼MADDALENA▲ Ebben? ▼ANTONIO▲ Et diffida, in sé fremeva, Disse alfin che a noi verrà; Ma il suo volto esprimeva II timore e la pietà. Ecco, o moglie, il rio pensiero Che tremar ancor mi fa. ▼MADDALENA▲ Oh discaccia il mal umore, Spera, spera. Scena Seconda (Varie voci al di fuori d'uomini e fanciulli presso la cascina. Indi questi precedono e circondano il Marchese, che entrerà seguito dall'Intendente) ▼CORO▲ (di dentro) Viva! Viva! ▼ANTONIO, MADDALENA▲ Quai grida? ▼CORO▲ (di dentro) Eccellenza! ▼ANTONIO▲ (osservando) E che mai? ▼CORO▲ (sortono) La preghiamo. ▼ANTONIO, MADDALENA▲ Il Marchese! ▼MARCHESE▲ (entrando con l'Intendente) Olà! Quieti! ▼CORO▲ Ah! Si mostri cortese! ▼MARCHESE▲ (all'Intendente) Dà a costor degli scudi. ▼L'INTENDENTE▲ (gettando monete al coro) Assai bene. ▼CORO▲ (raccogliendo avidamente le monete e baciando le mani al Marchese) Grazie! Viva! ▼MARCHESE▲ (con gravità) Ma basta… ma andate. Siam chi siamo, di cor generoso; Ma poi guai se montiamo in furor! (guardando intorno, fra sè) Ora a noi… ma la Linda, ah! lei bramo. Cominciam protezione, maniere. (con aria di protezione) Buona gente, noi siamo chi siamo. L'Intendente, ci ha detto, sappiamo; E venuti siam qui per vedere (guardando sempre) In persona, vicino… (fra sè) ma dov'è? (in alta voce) Noi vogliamo far piacere, e piacere… Perché poi, si sa bene; che… cioè… Or sul nostro possente favore, Buona gente, potete sperar. ▼INTENDENTE▲ Sua Eccellenza di Cesare ha il core. Da lui tutto potete sperar. ▼MADDALENA, ANTONIO▲ Una povera onesta famiglia Voi potete salvar, consolar. ▼MARCHESE▲ Lo vogliamo… (fra sè) E colei non si vede! (Ad Antonio) Ma, a proposito, ov'è la famiglia? Dire intesi, che avete una figlia… ▼ANTONIO▲ Si, Eccellenza. ▼MARCHESE▲ E si dice assai bella! ▼MADDALENA▲ É figlioccia di vostra sorella. ▼MARCHESE▲ Tanto meglio! De sanguinis jure Suo Marchese padrin son io pure; Anche a lei pensar dunque dobbiamo; Ma dov'è? Ma che almen la vediamo! Questa cara figlioccia che fa? ▼MADDALENA▲ (segnando la stanza) È di là. ▼MARCHESE▲ Venga qua dal suo padrino. ▼MADDALENA▲ (Apre ed entra.) Verrà subito. ▼MARCHESE▲ Subito qui. (Maddalena entra nella stanza.) (fra sè) Alla fine ci sono arrivato, E da me più fuggir non potrà ▼INTENDENTE▲ (al Marchese, a sottovoce) Ve lo dissi; son già nell'agguato; il mio piano sbagliar non potrà. Si, l'ho detto, son già nell'agguato, II mio piano fallire non può. ▼ANTONIO▲ (fra sè) S'era certo il Prefetto ingannato; Egli é invece la stessa bontà. (vedendo aprirsi la stanza) Ecco, viene. ▼MARCHESE▲ (andandole incontro per abbracciarla) Mia bella figlioccia! ▼MADDALENA▲ (confusa) Eccellenza, dispiacemi… ▼MARCHESE▲ (fra sè) Ohimè! ▼MADDALENA▲ La credeva di là… ▼MARCHESE▲ Ebben? ▼MADDALENA▲ …ma non c'è. ▼MARCHESE▲ (Va sulla porta.) come? come? che? forse ritrosa Al padrino si tiene nascosa? ▼ANTONIO▲ Schiuso veggo dell'orto il cancello, Certo al tempio per là se n'andò. Udì gente, ella timida è tanto! ▼MARCHESE▲ E frattanto così sul più bello padrino deluso restò. ▼ANTONIO▲ La scusate. ▼ANTONIO, MADDALENA▲ Eccellenza, perdono. ▼MARCHESE▲ (Ride forzatamente.) Oh, già in collera non sono. Non temete, buona gente, State pure allegramente Siamo noi che lo diciamo, Lo vogliamo, lo possiamo. ▼ANTONIO, MADDALENA▲ Ah! Voi la vita ci rendete, (Volendo baciargli la mano) Eccellenza, permettete, Benedirvi, ringraziarvi Abbastanza il cor non sa. ▼MARCHESE▲ Con i pascoli all'intorno Come già li aveste un giorno, A voi soli in affittanza, Abbellita ed ingrandita, La cascina resterà. E la bella figlioccetta D'allevar sia nostro impegno. Nel castel, da noi protetta, Avrà un posto di lei degno Colla vostra, amici cari, Fatta è già la sua fortuna; Bestie, pascoli, danari Nulla più vi mancherà. ▼CORO▲ Che bel core avete in petto! Siate sempre benedetto! Adorato il vostro nome, Eccellenza, ognor vivrà. Benedirvi, ringraziarvi Abbastanza il cor non sa! ▼INTENDENTE▲ State allegro, al buon padrino Linda ingrata non sarà. Scena Terza ▼LINDA▲ (uscendo dalla stanza con un mazzetto di fiori) Ah! tardai troppo, e al nostro Favorito convegno io non trovai II mio diletto Carlo; e chi sa mai Quanto egli avrà sofferto! Ma non al par di me! Pegno d'amore, Questi fior mi lasciò! Tenero core! per quel core io l'amo, Unico di lui bene. Poveri entrambi siamo, Viviam d'amor, di speme Pittore ignoto ancora Egli s'innalzerà coi suoi talenti! Sarò sua sposa allora. Oh noi contenti! O luce di quest'anima, Delizia, amore e vita, La nostra sorte unita, In terra, in ciel sarà. Deh vieni a me, riposati Su questo cor che t'ama, che te sospira e brama, che per te sol vivrà. (Si appoggia alla tavola guardando il mazzetto. I fanciulli arrivano con frutta, pagnotte, ricotta, siedono per terra e mangiano.) ▼CORO▲ Qui si, pria della partenza Facciam allegri onore a sua Eccellenza. (vedendo Linda) Linda, qui con noi. ▼LINDA▲ Vi ringrazio. ▼CORO▲ E Pierotto? Dov'è II nostro buon Pierotto? ▼PIEROTTO▲ (di dentro) Ah! ▼CORO▲ Sentilo… ▼PIEROTTO▲ (di dentro) Cari luoghi ov'io passai I primi anni di mia vita, V'abbandono, e chi sa mai Quando ancor vi rivedrò! Poveretto, abbandonato, Senza affetto e senza aita. De' miei giorni il più beato Sarà il di che tornerò. Addio, addio. (Comparisce.) ▼CORO▲ Eccolo. ▼UNO DEL CORO▲ Pierotto! ▼PIEROTTO▲ Amici, Linda, vi saluto. ▼UN ALTRO DEL CORO▲ Facesti colazione? ▼PIEROTTO▲ Si. ▼UNO DEL CORO▲ Torna a farla con noi. ▼PIEROTTO▲ Obbligato. ▼UNO DEL CORO▲ Almen resta in compagnia. ▼LINDA▲ Cantane la ballata, Che nuova hai preparata. ▼PIEROTTO▲ È troppo melanconica. ▼UNO DEL CORO▲ Deh! Canta. ▼PIEROTTO▲ E poi ne piangerete. ▼ALTRO DEL CORO▲ E caro è pur quel pianto! ▼LINDA▲ Canta, Pierotto! ▼PIEROTTO▲ Lo volete? Io canto. ▼PIEROTTO▲ Per sua madre andò una figlia Miglior sorte a rintracciar. Colle lacrime alle ciglia Le dolenti si abbracciar. "Pensa a me", dicea la madre, "Serba intatto il tuo candore, Nei cimenti dell'amore Volgi al Nume il tuo pregar; Ei non puote a buona figlia La sua grazia ricusar." ▼LINDA▲ Questa tenera canzone Mi fa mesta palpitar. ▼PIEROTTO▲ Quei consigli, ahi troppo poco La fanciulla rammentò! Nel suo cor s'accese un foco Che la pace ne involò. La tradita allor ritorna, Cerca invan di madre un seno; Di rimorsi il cor ripieno Una tomba ritrovò. Sulla tomba finchè visse Quella mesta lagrimò. ▼CORO▲ (commosso e singhiozzando) Sulla tomba finchè visse Quella mesta lagrimò. (Pierotto e il Coro partono.) Scena Quarta ▼LINDA▲ Non so quella canzon m'intenerisce E mi rattrista. Ho anch'io una madre, e forse . . . E Carlo… Andrò domani Io prima ad aspettarlo… Oggi pazienza… (Si mette al mulinello per lavorare.) ▼CARLO▲ (venendo dal lato apposto donde partirono il coro e Pierotto) Linda!… Linda!… ▼LINDA▲ (alzandosi con gioia) Ah! Carlo! ▼CARLO▲ Sei tu sola? ▼LINDA▲ Si, e gemeva Di passar un giorno intero Di te priva. ▼CARLO▲ Io non poteva Sopportar dolor si fiero. ▼LINDA▲ Non trovarti! ▼CARLO▲ Non vederti! ▼LINDA, CARLO▲ Era un di d'orror per me. ▼Duetto▲ ▼CARLO▲ Da quel di che t'incontrai Ad amar quel di imparai. A que' pini, all'istess'ora, Ogni giorno t'aspettava; Puro amor te la guidava, S'intendano i nostri cor. Ah! è t'amarti il mio destino. La mia gioia è a te vicino, Tutto scordo a un tuo sorriso, Tutto in te mi dona amor… Ah! la vita in questo eliso Passar teco io possa ognor! ▼LINDA▲ Chi tel vieta? ▼CARLO▲ Un di, lo spero; Ma per or… ▼LINDA▲ Fatal mistero! ▼CARLO▲ Che a serbar costretto io seno. ▼LINDA▲ Son più misera di te. A mia madre un sol finora Non celai de' pensier miei. E un segreto or ho per lei, Cui più cara sembro ognora, Alla quale tu involasti Tanta parte del mio cor. Anche allora che della sera Io la seguo alla preghiera, Col suo nome un altro nome Sul mio labbro viene ancor. Dio che legge nel cor mio Sa che puro è il mio fervor. ▼CARLO▲ Ah! che un angelo tu sei! Ei t'udrà. ▼LINDA▲ Lo bramo e spero. Io rispetto il tuo mistero, Ma mi costa. ▼CARLO▲ E quanto a me! ▼LINDA, CARLO▲ Quel dover celar nel core Un si forte e dolce affetto, Lungi star dai caro oggetto De' più teneri desir, È il più barbaro dolore, Che un amante può soffrir. ▼LINDA▲ Carlo! ▼CARLO▲ Linda! ▼CARLO, LINDA▲ A consolarmi affrettisi Tal giorno desiato! Innanzi al cielo, agli uomini Tuo/a sposo/a diverrò E allor mai più dividersi Col mio tesor allato, Di puro amor fra l'estasi, In ciel mi troverò. ▼LINDA▲ Dimmi e quando tal mistero, Quando cesserà? ▼CARLO▲ Presto, presto! ▼LINDA▲ (con gioia) E fia vero? Carlo!… Carlo!… Scena Quinta ▼PREFETTO▲ Qui, buon Antonio, qui soli. ▼ANTONIO▲ E che avete Signor prefetto, ad annunziarmi? ▼PREFETTO▲ II fiero periglio che io già prevedea. ▼ANTONIO▲ Periglio? ▼PREFETTO▲ Si, una disgrazia orribile. ▼ANTONIO▲ Mi fate tremar. Ma come? Sembrano cangiate ora le nostre sorti. Sua Eccellenza Il Marchese… ▼PREFETTO▲ Il perverso! ▼ANTONIO▲ Egli? Se ci ha facto sperar sicuro Patto D'affittanza di pascoli e cascine! ▼PREFETTO▲ Ah! non credete egli v'inganna. ▼ANTONIO▲ Come? lo non v'intendo affatto. ▼PREFETTO▲ Promettete d'esser prudente? ▼ANTONIO▲ (agitato) Su via dite. Il Marchese… ▼PREFETTO▲ Fremete… inorridite! ▼Duetto▲ ▼PREFETTO▲ Quella pietà si provvida, Ch'egli per voi mostrava, Le sorti lusinghevoli, Con cui v'affascinava, Non son che inique trame Già tese al vostro onor. ▼ANTONIO▲ Cielo! saria possibile! ▼PREFETTO▲ Arde per Linda il perfido D'un esecrato amor. ▼ANTONIO▲ Ah lo dovea conoscere; Or chiaro è il rio disegno. A Linda promettevano Un posto di lei degno. Ah! questo tratto infame M'empie di rabbia e orror! ▼PREFETTO▲ È giusto ma calmatevi. ▼ANTONIO▲ (con forza) Perchè siam nati poveri Ci credon senza onor! ▼PREFETTO▲ Antonio, rammentatevi… ▼ANTONIO▲ Ah infami! ▼PREFETTO▲ Antonio! ▼ANTONIO▲ Ve lo prometto ancor. (con passione) La figlia mia, quell'angelo, In così fier periglio! Signor, deh! compiangetemi, Datemi voi consiglio. La figlia, a un padre misero Salvate per pietà. ▼PREFETTO▲ Veglia custode un angelo Ad ogni suo periglio; Nel cielo confidatevi, Ragion vi dia consiglio. La figlia, a un padre misero Il cielo salverà. ▼ANTONIO▲ Ma intanto? ▼PREFETTO▲ Allontaniamola. Di tutto egli è capace; Ognun qui trema e tace. ▼ANTONIO▲ Allontanarla?… ▼PREFETTO▲ E subito Coi nostri montanari Che partono fra un'ora… Dall'empio, salva allora. ▼ANTONIO▲ Ma sì innocente, Ingenua mia figlia… ▼PREFETTO▲ Il ciel la guiderà. ▼ANTONIO▲ Senza soccorsi, povera… ▼PREFETTO▲ Dio la provvederà. ▼ANTONIO, PREFETTO▲ Esaltiam la tua potenza, O divina provvidenza! Tu conforti il cor che geme Colla speme, colla fè. Veglia tu sull'innocenza, Serbi Linda il tuo favore, Bella ognor del suo candore, Degna sempre, o ciel, di te, Degna ognor di noi, di te. ▼ANTONIO▲ Corro a dispor la moglie Al triste colpo della separazione. ▼PREFETTO▲ Lo vado intanto Linda a cercar. Scena Sesta ▼LINDA▲ (con un foglio in mano, giuliva) O cari genitori, Non più duolo! Me lieta! Venerato Signor Prefetto… (Gli bacia la mano) ▼PREFETTO▲ E d'onde tanta gioia? ▼LINDA▲ Ecco il foglio già segnato Della nuova affittanza. ▼PREFETTO▲ (fremente) Il reo mercato del vostro disonor. ▼LINDA▲ Come? ▼PREFETTO▲ AI castello di perdervi si trama. ▼LINDA▲ (ingenua) Ivi son io chiamata dal Marchese. ▼PREFETTO▲ Trematene; l'inganno, la violenza… ▼LINDA▲ Che far dunque degg'io? ▼PREFETTO▲ Partire! ▼LINDA▲ Lasciar mia madre!… (fra sè) e Carlo! ▼PREFETTO▲ A prevenire l'andò già vostro padre. ▼LINDA▲ Eccola! Ah! piange. Scena Settima (Dalle alture del villaggio compariscono giovani Savoiardi e Savoiarde col fardello appeso alle spalle e al bastone, in mezzo ai loro parenti. Pierotto pure col proprio fardello e una ghironda. Maddalena, Antonio, e detti) ▼LINDA▲ Madre mia! ▼MADDALENA▲ Figlia! Mi sei dunque tolta! ▼LINDA▲ Ah! ▼MADDALENA▲ Ma torni? ▼LINDA▲ Oh! sì! ▼PREFETTO▲ Vedete quante madri e figliuoli A separarsi or vanno Or via, coraggio. ▼PIEROTTO▲ Signor Prefetto, siamo qui tutti. (Gli bacia la mano.) ▼PREFETTO▲ Pierotto, (in disparte) Orfano sulla terra, Ti fido in Linda una sorella Scorta siale con questa lettera a Parigi. (dandogli una lettera) ▼PIEROTTO▲ Linda con noi! (Il Prefetto impone silenzio.) ▼PREFETTO▲ Miei figli, Tetro sovrasta il vento, Fremente la bufera Mugge di rupe in rupe, e il ghiaccio eterno Comincia a biancheggiar dell'uniforme ammanto delle nevi. Ovunque al guardo squallida par natura. È giunta l'ora In cui da' vostri tetti Voi siete ogni anno A dipartire astretti, E con solerte cura Gir tra la genti a procacciar, per voi E le famiglie vostre, il desiato Soccorso uman, che alle fatiche e zelo Conceder suol sempre benigno il cielo. Pria dell'ultimo addio, meco v'unite il cielo ad implorar, poscia partite. (Tutti si prostrano.) O tu che regoli gli umani eventi, Speme dei miseri, degli innocenti, Su questi vigila con fausto ciglio, Tu li difendi da fiero periglio. ▼ANTONIO▲ Gran Dio che regoli gli umani eventi, Speme dei miseri, degl'innocenti, Nella tua grazia onnipossente, O Dio clemente, serbali ognor. ▼CORO, ANTONIO▲ Si cessi il piangere… ▼LINDA▲ (fra sè) Oh! Carlo! ▼CORO, ANTONIO, PREFETTO▲ Fiducia in Dio! ▼MADDALENA, CORO▲ Forti mostriamoci, oh figlia/o mia/o! ▼PIEROTTO▲ Forti mostriamoci, amici addio! ▼ANTONIO▲ Figlia, ricordati, v'è in ciel un Dio! ▼PREFETTO▲ Forti mostriamoci, v'è in ciel un Dio! ▼TUTTI▲ O tu che regoli gli umani eventi, ecc. ▼LINDA▲ (fra sè) Ah! Carlo! Oh me infelice! oh rio dolor! ▼GLI ALTRI▲ O Dio clemente, serbala/li/ci ognor! Addio! ▼PIEROTTO▲ Amici, addio! ▼TUTTI▲ Sorella, addio! Madre/figlio, addio! ▼MADDALENA▲ Figlia, figlia! ▼GLI ALTRI▲ Ahimè! ahimè! Addio! ATTO PRIMO Scena Prima (L'aurora; il sole va poi gradatamente illuminando la scena. Interno di una cascina. A destra, verso il fondo, la porta d 'una stanza. Una rustica sedia a bracciuoli, vicina. Una panca,qualche sedia. Il prospetto é aperto e da esso scorgessi un sito pittoresco sulle montagne di Savoia e parte del villaggio. Una chiesa sull'alto. Si odono gli ultimi rintocchi d'una campana e varie voci da opposte parei si vedono poi uomini, donne, fanciulli avviarsi al tempio, poi Maddalena, indi Antonio) CORO (da lontano) Presti! Al tempio! Delle preci Die' il segnal la sacra squilla. Già del sole omai scintilla Sulle cime il primo raggio, Or dal ciel fausto viaggio Cominciamo ad implorar. La speranza ed il coraggio Non potranno vacillar. (Appresi la stanza a destra e vi esce pian piano Maddalena, che si ferma sulla soglia guardando ancor dentro.) MADDALENA Linda, mia dolce figlia! Tu nel sonno dell'innocenza ancora giaci; a lungo in assiduo lavoro Provvida tu per noi vegliasti, e lieti saranno i sogni tuoi. (chiudendo la stanza) Ma forse al ridestarti qui fra noi Tutto fia duol. Con quale ansia angosciosa Attendo del marito il ritorno! Decidersi in tal giorno Deve tutto per noi! Chi sa? Già viene… (incontrandolo) Antonio… ANTONIO (entrando un po' cupo) Moglie! MADDALENA (con premura) Ebbene? ANTONIO (esita) L'Intendente sperar mi fe' propizia Sua Eccellenza, il fratel della Marchesa Nostra padrona. MADDALENA S'egli è cosi, respiro. Ei può tutto, speriamo. Resteremo. ANTONIO Più di te quant'io lo bramo! Ambo nati in questa valle, Nostra sorte qui fu unita; Ebbe Linda qui la vita, E mio padre qui morì. Or tu vedi se diletto, Se a me sacro è questo tetto; Moglie, figlia, sol per voi Soffro e temo in questo di. MADDALENA Ma, se è vero che Sua Eccellenza È per noi, che temi mai? ANTONIO Vidi or ora il buon prefetto, Mie speranze gli svelai. MADDALENA Ebben? ANTONIO Et diffida, in sé fremeva, Disse alfin che a noi verrà; Ma il suo volto esprimeva II timore e la pietà. Ecco, o moglie, il rio pensiero Che tremar ancor mi fa. MADDALENA Oh discaccia il mal umore, Spera, spera. Scena Seconda (Varie voci al di fuori d'uomini e fanciulli presso la cascina. Indi questi precedono e circondano il Marchese, che entrerà seguito dall'Intendente) CORO (di dentro) Viva! Viva! ANTONIO, MADDALENA Quai grida? CORO (di dentro) Eccellenza! ANTONIO (osservando) E che mai? CORO (sortono) La preghiamo. ANTONIO, MADDALENA Il Marchese! MARCHESE (entrando con l'Intendente) Olà! Quieti! CORO Ah! Si mostri cortese! MARCHESE (all'Intendente) Dà a costor degli scudi. L'INTENDENTE (gettando monete al coro) Assai bene. CORO (raccogliendo avidamente le monete e baciando le mani al Marchese) Grazie! Viva! MARCHESE (con gravità) Ma basta… ma andate. Siam chi siamo, di cor generoso; Ma poi guai se montiamo in furor! (guardando intorno, fra sè) Ora a noi… ma la Linda, ah! lei bramo. Cominciam protezione, maniere. (con aria di protezione) Buona gente, noi siamo chi siamo. L'Intendente, ci ha detto, sappiamo; E venuti siam qui per vedere (guardando sempre) In persona, vicino… (fra sè) ma dov'è? (in alta voce) Noi vogliamo far piacere, e piacere… Perché poi, si sa bene; che… cioè… Or sul nostro possente favore, Buona gente, potete sperar. INTENDENTE Sua Eccellenza di Cesare ha il core. Da lui tutto potete sperar. MADDALENA, ANTONIO Una povera onesta famiglia Voi potete salvar, consolar. MARCHESE Lo vogliamo… (fra sè) E colei non si vede! (Ad Antonio) Ma, a proposito, ov'è la famiglia? Dire intesi, che avete una figlia… ANTONIO Si, Eccellenza. MARCHESE E si dice assai bella! MADDALENA É figlioccia di vostra sorella. MARCHESE Tanto meglio! De sanguinis jure Suo Marchese padrin son io pure; Anche a lei pensar dunque dobbiamo; Ma dov'è? Ma che almen la vediamo! Questa cara figlioccia che fa? MADDALENA (segnando la stanza) È di là. MARCHESE Venga qua dal suo padrino. MADDALENA (Apre ed entra.) Verrà subito. MARCHESE Subito qui. (Maddalena entra nella stanza.) (fra sè) Alla fine ci sono arrivato, E da me più fuggir non potrà INTENDENTE (al Marchese, a sottovoce) Ve lo dissi; son già nell'agguato; il mio piano sbagliar non potrà. Si, l'ho detto, son già nell'agguato, II mio piano fallire non può. ANTONIO (fra sè) S'era certo il Prefetto ingannato; Egli é invece la stessa bontà. (vedendo aprirsi la stanza) Ecco, viene. MARCHESE (andandole incontro per abbracciarla) Mia bella figlioccia! MADDALENA (confusa) Eccellenza, dispiacemi… MARCHESE (fra sè) Ohimè! MADDALENA La credeva di là… MARCHESE Ebben? MADDALENA …ma non c'è. MARCHESE (Va sulla porta.) come? come? che? forse ritrosa Al padrino si tiene nascosa? ANTONIO Schiuso veggo dell'orto il cancello, Certo al tempio per là se n'andò. Udì gente, ella timida è tanto! MARCHESE E frattanto così sul più bello padrino deluso restò. ANTONIO La scusate. ANTONIO, MADDALENA Eccellenza, perdono. MARCHESE (Ride forzatamente.) Oh, già in collera non sono. Non temete, buona gente, State pure allegramente Siamo noi che lo diciamo, Lo vogliamo, lo possiamo. ANTONIO, MADDALENA Ah! Voi la vita ci rendete, (Volendo baciargli la mano) Eccellenza, permettete, Benedirvi, ringraziarvi Abbastanza il cor non sa. MARCHESE Con i pascoli all'intorno Come già li aveste un giorno, A voi soli in affittanza, Abbellita ed ingrandita, La cascina resterà. E la bella figlioccetta D'allevar sia nostro impegno. Nel castel, da noi protetta, Avrà un posto di lei degno Colla vostra, amici cari, Fatta è già la sua fortuna; Bestie, pascoli, danari Nulla più vi mancherà. CORO Che bel core avete in petto! Siate sempre benedetto! Adorato il vostro nome, Eccellenza, ognor vivrà. Benedirvi, ringraziarvi Abbastanza il cor non sa! INTENDENTE State allegro, al buon padrino Linda ingrata non sarà. Scena Terza LINDA (uscendo dalla stanza con un mazzetto di fiori) Ah! tardai troppo, e al nostro Favorito convegno io non trovai II mio diletto Carlo; e chi sa mai Quanto egli avrà sofferto! Ma non al par di me! Pegno d'amore, Questi fior mi lasciò! Tenero core! per quel core io l'amo, Unico di lui bene. Poveri entrambi siamo, Viviam d'amor, di speme Pittore ignoto ancora Egli s'innalzerà coi suoi talenti! Sarò sua sposa allora. Oh noi contenti! O luce di quest'anima, Delizia, amore e vita, La nostra sorte unita, In terra, in ciel sarà. Deh vieni a me, riposati Su questo cor che t'ama, che te sospira e brama, che per te sol vivrà. (Si appoggia alla tavola guardando il mazzetto. I fanciulli arrivano con frutta, pagnotte, ricotta, siedono per terra e mangiano.) CORO Qui si, pria della partenza Facciam allegri onore a sua Eccellenza. (vedendo Linda) Linda, qui con noi. LINDA Vi ringrazio. CORO E Pierotto? Dov'è II nostro buon Pierotto? PIEROTTO (di dentro) Ah! CORO Sentilo… PIEROTTO (di dentro) Cari luoghi ov'io passai I primi anni di mia vita, V'abbandono, e chi sa mai Quando ancor vi rivedrò! Poveretto, abbandonato, Senza affetto e senza aita. De' miei giorni il più beato Sarà il di che tornerò. Addio, addio. (Comparisce.) CORO Eccolo. UNO DEL CORO Pierotto! PIEROTTO Amici, Linda, vi saluto. UN ALTRO DEL CORO Facesti colazione? PIEROTTO Si. UNO DEL CORO Torna a farla con noi. PIEROTTO Obbligato. UNO DEL CORO Almen resta in compagnia. LINDA Cantane la ballata, Che nuova hai preparata. PIEROTTO È troppo melanconica. UNO DEL CORO Deh! Canta. PIEROTTO E poi ne piangerete. ALTRO DEL CORO E caro è pur quel pianto! LINDA Canta, Pierotto! PIEROTTO Lo volete? Io canto. PIEROTTO Per sua madre andò una figlia Miglior sorte a rintracciar. Colle lacrime alle ciglia Le dolenti si abbracciar. "Pensa a me", dicea la madre, "Serba intatto il tuo candore, Nei cimenti dell'amore Volgi al Nume il tuo pregar; Ei non puote a buona figlia La sua grazia ricusar." LINDA Questa tenera canzone Mi fa mesta palpitar. PIEROTTO Quei consigli, ahi troppo poco La fanciulla rammentò! Nel suo cor s'accese un foco Che la pace ne involò. La tradita allor ritorna, Cerca invan di madre un seno; Di rimorsi il cor ripieno Una tomba ritrovò. Sulla tomba finchè visse Quella mesta lagrimò. CORO (commosso e singhiozzando) Sulla tomba finchè visse Quella mesta lagrimò. (Pierotto e il Coro partono.) Scena Quarta LINDA Non so quella canzon m'intenerisce E mi rattrista. Ho anch'io una madre, e forse . . . E Carlo… Andrò domani Io prima ad aspettarlo… Oggi pazienza… (Si mette al mulinello per lavorare.) CARLO (venendo dal lato apposto donde partirono il coro e Pierotto) Linda!… Linda!… LINDA (alzandosi con gioia) Ah! Carlo! CARLO Sei tu sola? LINDA Si, e gemeva Di passar un giorno intero Di te priva. CARLO Io non poteva Sopportar dolor si fiero. LINDA Non trovarti! CARLO Non vederti! LINDA, CARLO Era un di d'orror per me. Duetto CARLO Da quel di che t'incontrai Ad amar quel di imparai. A que' pini, all'istess'ora, Ogni giorno t'aspettava; Puro amor te la guidava, S'intendano i nostri cor. Ah! è t'amarti il mio destino. La mia gioia è a te vicino, Tutto scordo a un tuo sorriso, Tutto in te mi dona amor… Ah! la vita in questo eliso Passar teco io possa ognor! LINDA Chi tel vieta? CARLO Un di, lo spero; Ma per or… LINDA Fatal mistero! CARLO Che a serbar costretto io seno. LINDA Son più misera di te. A mia madre un sol finora Non celai de' pensier miei. E un segreto or ho per lei, Cui più cara sembro ognora, Alla quale tu involasti Tanta parte del mio cor. Anche allora che della sera Io la seguo alla preghiera, Col suo nome un altro nome Sul mio labbro viene ancor. Dio che legge nel cor mio Sa che puro è il mio fervor. CARLO Ah! che un angelo tu sei! Ei t'udrà. LINDA Lo bramo e spero. Io rispetto il tuo mistero, Ma mi costa. CARLO E quanto a me! LINDA, CARLO Quel dover celar nel core Un si forte e dolce affetto, Lungi star dai caro oggetto De' più teneri desir, È il più barbaro dolore, Che un amante può soffrir. LINDA Carlo! CARLO Linda! CARLO, LINDA A consolarmi affrettisi Tal giorno desiato! Innanzi al cielo, agli uomini Tuo/a sposo/a diverrò E allor mai più dividersi Col mio tesor allato, Di puro amor fra l'estasi, In ciel mi troverò. LINDA Dimmi e quando tal mistero, Quando cesserà? CARLO Presto, presto! LINDA (con gioia) E fia vero? Carlo!… Carlo!… Scena Quinta PREFETTO Qui, buon Antonio, qui soli. ANTONIO E che avete Signor prefetto, ad annunziarmi? PREFETTO II fiero periglio che io già prevedea. ANTONIO Periglio? PREFETTO Si, una disgrazia orribile. ANTONIO Mi fate tremar. Ma come? Sembrano cangiate ora le nostre sorti. Sua Eccellenza Il Marchese… PREFETTO Il perverso! ANTONIO Egli? Se ci ha facto sperar sicuro Patto D'affittanza di pascoli e cascine! PREFETTO Ah! non credete egli v'inganna. ANTONIO Come? lo non v'intendo affatto. PREFETTO Promettete d'esser prudente? ANTONIO (agitato) Su via dite. Il Marchese… PREFETTO Fremete… inorridite! Duetto PREFETTO Quella pietà si provvida, Ch'egli per voi mostrava, Le sorti lusinghevoli, Con cui v'affascinava, Non son che inique trame Già tese al vostro onor. ANTONIO Cielo! saria possibile! PREFETTO Arde per Linda il perfido D'un esecrato amor. ANTONIO Ah lo dovea conoscere; Or chiaro è il rio disegno. A Linda promettevano Un posto di lei degno. Ah! questo tratto infame M'empie di rabbia e orror! PREFETTO È giusto ma calmatevi. ANTONIO (con forza) Perchè siam nati poveri Ci credon senza onor! PREFETTO Antonio, rammentatevi… ANTONIO Ah infami! PREFETTO Antonio! ANTONIO Ve lo prometto ancor. (con passione) La figlia mia, quell'angelo, In così fier periglio! Signor, deh! compiangetemi, Datemi voi consiglio. La figlia, a un padre misero Salvate per pietà. PREFETTO Veglia custode un angelo Ad ogni suo periglio; Nel cielo confidatevi, Ragion vi dia consiglio. La figlia, a un padre misero Il cielo salverà. ANTONIO Ma intanto? PREFETTO Allontaniamola. Di tutto egli è capace; Ognun qui trema e tace. ANTONIO Allontanarla?… PREFETTO E subito Coi nostri montanari Che partono fra un'ora… Dall'empio, salva allora. ANTONIO Ma sì innocente, Ingenua mia figlia… PREFETTO Il ciel la guiderà. ANTONIO Senza soccorsi, povera… PREFETTO Dio la provvederà. ANTONIO, PREFETTO Esaltiam la tua potenza, O divina provvidenza! Tu conforti il cor che geme Colla speme, colla fè. Veglia tu sull'innocenza, Serbi Linda il tuo favore, Bella ognor del suo candore, Degna sempre, o ciel, di te, Degna ognor di noi, di te. ANTONIO Corro a dispor la moglie Al triste colpo della separazione. PREFETTO Lo vado intanto Linda a cercar. Scena Sesta LINDA (con un foglio in mano, giuliva) O cari genitori, Non più duolo! Me lieta! Venerato Signor Prefetto… (Gli bacia la mano) PREFETTO E d'onde tanta gioia? LINDA Ecco il foglio già segnato Della nuova affittanza. PREFETTO (fremente) Il reo mercato del vostro disonor. LINDA Come? PREFETTO AI castello di perdervi si trama. LINDA (ingenua) Ivi son io chiamata dal Marchese. PREFETTO Trematene; l'inganno, la violenza… LINDA Che far dunque degg'io? PREFETTO Partire! LINDA Lasciar mia madre!… (fra sè) e Carlo! PREFETTO A prevenire l'andò già vostro padre. LINDA Eccola! Ah! piange. Scena Settima (Dalle alture del villaggio compariscono giovani Savoiardi e Savoiarde col fardello appeso alle spalle e al bastone, in mezzo ai loro parenti. Pierotto pure col proprio fardello e una ghironda. Maddalena, Antonio, e detti) LINDA Madre mia! MADDALENA Figlia! Mi sei dunque tolta! LINDA Ah! MADDALENA Ma torni? LINDA Oh! sì! PREFETTO Vedete quante madri e figliuoli A separarsi or vanno Or via, coraggio. PIEROTTO Signor Prefetto, siamo qui tutti. (Gli bacia la mano.) PREFETTO Pierotto, (in disparte) Orfano sulla terra, Ti fido in Linda una sorella Scorta siale con questa lettera a Parigi. (dandogli una lettera) PIEROTTO Linda con noi! (Il Prefetto impone silenzio.) PREFETTO Miei figli, Tetro sovrasta il vento, Fremente la bufera Mugge di rupe in rupe, e il ghiaccio eterno Comincia a biancheggiar dell'uniforme ammanto delle nevi. Ovunque al guardo squallida par natura. È giunta l'ora In cui da' vostri tetti Voi siete ogni anno A dipartire astretti, E con solerte cura Gir tra la genti a procacciar, per voi E le famiglie vostre, il desiato Soccorso uman, che alle fatiche e zelo Conceder suol sempre benigno il cielo. Pria dell'ultimo addio, meco v'unite il cielo ad implorar, poscia partite. (Tutti si prostrano.) O tu che regoli gli umani eventi, Speme dei miseri, degli innocenti, Su questi vigila con fausto ciglio, Tu li difendi da fiero periglio. ANTONIO Gran Dio che regoli gli umani eventi, Speme dei miseri, degl'innocenti, Nella tua grazia onnipossente, O Dio clemente, serbali ognor. CORO, ANTONIO Si cessi il piangere… LINDA (fra sè) Oh! Carlo! CORO, ANTONIO, PREFETTO Fiducia in Dio! MADDALENA, CORO Forti mostriamoci, oh figlia/o mia/o! PIEROTTO Forti mostriamoci, amici addio! ANTONIO Figlia, ricordati, v'è in ciel un Dio! PREFETTO Forti mostriamoci, v'è in ciel un Dio! TUTTI O tu che regoli gli umani eventi, ecc. LINDA (fra sè) Ah! Carlo! Oh me infelice! oh rio dolor! GLI ALTRI O Dio clemente, serbala/li/ci ognor! Addio! PIEROTTO Amici, addio! TUTTI Sorella, addio! Madre/figlio, addio! MADDALENA Figlia, figlia! GLI ALTRI Ahimè! ahimè! Addio! Donizetti,Gaetano/Linda di Chamounix/II
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ATTO SECONDO Scena Prima (Elegante appartamento d'una casa in Parigi. A destra dell'attore porta che conduce alle stanze. A sinistra porta d'ingresso. Nel fondo, in prospetto, una grande finestra dalla quale si guarda sulla strada. Tra la finestra e la porta a destra una porta segreta. Dal lato medesimo una ricca toilette. Linda seduta, pensosa) ▼LINDA▲ Già scorsero tre mesi, Né più novella intesi De' genitori miei. Loro inviai quel poco di danaro, Che per le vie cantando io guadagnai. (Dalla strada odesi il suono d'una ghironda.) Ma… oh cielo, che ascolto? una ghironda… E questa musica?… io la conosco. ▼UNA VOCE▲ (dalla strada) Soccorrete povero Savoiardo! ▼LINDA▲ Ah! la sua voce! È lui… Pierotto! Savoiardo!… ascendi. (affacciatasi alla finestra, poi voltasi alla porta d'ingresso) Lasciatelo venire… Scena Seconda (Pierotto col cappello in mano, la ghironda appesa dietro le spalle si ferma sulla porta timido, incerto, osservando Linda nella stanza) ▼PIEROTTO▲ Linda!… Oh! Signora Perdonate… io credei… Una voce… ▼LINDA▲ Pierotto! ▼PIEROTTO▲ Ah! è lei… sì, è lei, Linda! ▼LINDA▲ La tua compagna. ▼PIEROTTO▲ E del mio cor sorella. Io vi cercai Dove già vi condussi… Quindi caddi ammalato. Quanto soffersi!… freddo, fame, stenti. ▼LINDA▲ (con pena) Ah! taci, taci. ▼PIEROTTO▲ Fui per fin ridotto a mendicar… ▼LINDA▲ (Gli porge del danaro) Mio povero Pierotto. Tieni, e spesso ritorna a risedermi. ▼PIEROTTO▲ Oh! Sempre cosi buona… (osservando il danaro e poi sorpreso) Quanto danaro! anche dell'oro! Linda! ▼LINDA▲ Quanto qui vedi è tutto Del mio futuro sposo. Quel pittore Che tu vedevi spesso… ▼PIEROTTO▲ Ebbene? ▼LINDA▲ È figlio della marchesa di Sirval, di lei, Nostra feudataria egli mi amava E seguimmi a Parigi. ▼PIEROTTO▲ E già palese è il vostro matrimonio a quel marchese, Vecchio zio del futuro, Che era già a Chamonix, che mostrò tanta sorpresa ora vedendovi al balcone? ▼LINDA▲ Chi! suo zio? No è per or mistero. ▼PIEROTTO▲ Le nozze si faran presto? ▼LINDA▲ Lo spero. ▼PIEROTTO▲ Or che v'ho ritrovata, Dopo quel che ho sentito, Non mi ricordo più quanto ho patito. ▼Duetto▲ ▼PIEROTTO▲ Al bel destin che attendevi, Linda, ancor io sorrido; Come il fratel più tenero Vostri piacer divido. Che si bel giorno acceleri Il ciel vo' supplicar. ▼LINDA▲ Ah, sì, buon Pierotto, sì pregalo, Dio ti vorrà ascoltar. Addio, Pierotto! ▼PIEROTTO▲ Mia Linda, addio! (Pierotto parte.) Scena Terza ▼LINDA▲ Come calma e conforta Un atto di pietà! Quel buon Pierotto Or è contento… ed io con esso… Ma cenno ci tè di quel Marchese… S'egli tentasse… Ordinerò. (Mentre s'avvia alla porta si presenta il Marchese.) Che vedo!… ▼MARCHESE▲ (con galanteria) Ecco un fedele Vostro svisceratissimo, o crudele Mia bella fuggitiva. (volendo baciarle la mano) Permettete. ▼LINDA▲ (grave) Signor, che mai credete? (calmata) Vi prego… ▼MARCHESE▲ (imitandola) Vi scongiuro; finalmente siamo chi siamo. li Marchese Ettore Achille Eccetera… Un'antica conoscenza, Mia cara figlioccetta… ▼LINDA▲ Ite, non posso E non debbo ascoltarvi… ▼MARCHESE▲ Sì geloso è dunque il possessore Di tal fior di beltà? ▼LINDA▲ Basta, o signore… Lasciatemi, partite. (fra sè) Cielo! se arriva Carlo! ▼MARCHESE▲ Oibò! Sentite!. ▼Duetto▲ ▼LINDA▲ Io vi dico che partiate! ▼MARCHESE▲ Io rispondo che ascoltiate. ▼LINDA▲ Non lo debbo, non lo voglio! ▼MARCHESE▲ Tutto bello, sin l'orgoglio! ▼LINDA▲ Chiamo gente! ▼MARCHESE▲ Un sol momento. Questo vostro appartamento… Non c'è male, gli è grazioso. Ma d'offrirvi io mi fo vanto Un palazzo sontuoso, I più splendidi equipaggi, Servitù, cavalli e paggi, A' vostr'ordini un banchiere… Quanto mai vi fa piacere… (con ipocrisia) Senza offender la morale… Tutto pongo ai vostri piè. Via, carina, sii buonina; Non mi far la ritrosetta Questa vecchia malizietta Alla moda più non è. ▼LINDA▲ Sto sorpresa come mai Tanto reggere potei, Come intrepida ascoltai Vostre offerte e detti rei Vergognatevi, signore, Le rifiuto con orrore; E sappiate ch'io qui sono Qual regina sovra un trono; Che qui trovo quanto un cuore Può sperare e può bramar. Qui sacrati a un caro oggetto Tutti son gli affetti miei, Io tradirlo non potrei, Morrei pria che un altro amar. ▼MARCHESE▲ Ah! ah! ah! la mia severa Già lo prova… il cor ritroso Sente amor. ▼LINDA▲ (con dignità) Per uno sposo. ▼MARCHESE▲ Sposo! Eh via! ▼LINDA▲ N'ebbi la fede. ▼MARCHESE▲ Romanzetti!… chi vi crede? Sarà qualche provinciale, Sbarbatello… ▼LINDA▲ (con impeto a minaccia) È un tale che se mai giunge a scoprire Vostre infami, indegne mire, Ne dovrete ben tremar ▼MARCHESE▲ Io tremar! Io! ▼LINDA▲ Guai se v'ode e trova qui! ▼MARCHESE▲ Che? può udir… trovarmi! ▼LINDA▲ Sì. ▼MARCHESE▲ (fra sè) A dir il vero, per un capriccio Che mi trovassi in brutto impiccio! Se mai qui a cogliermi giunge quel tale, Fosse un intrepido, franco ufficiale… Quei non ischerzano, sfidano, e addio! Guardati, pensaci, marchese mio, Badaci. ▼LINDA▲ (guardando verso la porta segreta, fra sè) Ciel, non permetti che di là Carlo Lo possa intendere, qui ritrovarlo. Delle sue visite questa è già l'ora, Se qui s'incontrano… deh! che mai farà? Cielo, quanto mi costi, fatal mistero! Il ciel l'incauta vuol castigar… ▼MARCHESE▲ (fra sè) Amo le belle, sì quest'è vero; Ma la mia pelle voglio salvar. Marchese mio, bada alla pelle! ▼LINDA▲ (con forza) Andate! ▼MARCHESE▲ Andate! ih! ih! ih! che altura! Andrò, regina… non per paura… Ma almen pel merito dell'obbedienza, Un sorrisetto non costa niente… (volendo prenderle la mano) Questa manina… ▼LINDA▲ (ritirandola con dispetto) Vecchio insolente! ▼MARCHESE▲ Eh! eh! che furie! Perché son vecchio! Ma… ▼LINDA▲ (con grand'ira) Basta, basta, basta. Uscite! ▼MARCHESE▲ Escite! Ah! ah! Escite? Ma sii buonina. ▼LINDA▲ Troppo omai mi cimentaste, Ed a tutto voi mancaste; L'alto rango che vantate, Uom perverso, deturpate. Deh! partite, non ardite Più a me innanzi ritornar. Sì, Marchese, ho un difensore Che mi puote vendicar. ▼MARCHESE▲ Perdonate! Gran sultana da ricotte, Perdonate v'obbedisco. Ah! guardate la regina Da ricotte, da cascina! Oh! sentite come impera Minacciosa e parla altera, Sì, la prego a perdonar. (Partono.) Scena Quinta ▼VISCONTE▲ (chiudendo la porta segreta) Linda! Si ritirò. Povera Linda! Non sa che l'orgogliosa madre mia Scoprì già il nostro amor… ch'or da lei parto; Che s'oggi non istringo Un odioso imeneo, Che già conchiuse il suo voler tiranno Un ordine real… Mi strapperà dal seno l'infelice, Qual vile seduttrice! Un sol momento vederla ancora volea. No, non mi sento or più coraggio addio, Il cielo ti consoli, angelo mio. Se tanto in ira agli uomini È l'amor nostro, o cara, Il duro laccio infrangasi Di questa vita amara. Lassù nel cielo un termine La nostra guerra avrà. Linda, non son colpevole, Un traditor non sono. Ah! ben di te più misero. Pietà merto, perdono. Un ampio mar di lagrime II viver mio sarà. (S'apre la porta e si presenta Linda.) ▼LINDA▲ Carlo! ▼VISCONTE▲ (trasalendo) Ah! ▼LINDA▲ (affettuosa) Il mio cor con un repente Battito violento mi dicea Che eri qui. ▼VISCONTE▲ (fra sè) Ciel! ▼LINDA▲ (osservandolo) Si triste presso di Linda tua? Tu se' in grand'uni l'orme Tu sei bello, Ma per le nozze… ▼VISCONTE▲ (fra sè) Dio! ▼LINDA▲ …ti voglio col tuo vestito di pittore. ▼VISCONTE▲ (triste) Oh! allora era felice!… ▼LINDA▲ Ed ora? Il nostro cor non è forse lo stesso? Come allor, forse più non ci amiam noi? ▼VISCONTE▲ Linda! tu m'ami? ▼LINDA▲ E domandar mel puoi? ▼Duetto▲ ▼VISCONTE▲ Ah! dimmi… dimmi, io t'amo. Dimmi, a te penso ognora. Con quell'accento d'angelo, T'amo ripeti ancora. ▼LINDA▲ Sì, caro mio, sì, t'amo Quanto amar puote un core. Per te m'è dolce il vivere, Ardo per te d'amor. ▼VISCONTE▲ Ah Linda! ▼LINDA, VISCONTE▲ Provo una fiamma insolita, Un fervido desire. Nell'abbandon più tenero Lo sento poi languir. ▼VISCONTE▲ I nostri cor s'intesero… ▼LINDA▲ Dal primo giorno. ▼VISCONTE▲ Abbracciami. ▼LINDA▲ (Si ritira arrossendo.) Ah! che mai chiedi, incauto! ▼VISCONTE▲ Primo favor che supplico, Se m'ami. ▼LINDA▲ (agitata) E il dubiti? ▼VISCONTE▲ Linda, m'abbraccia. ▼LINDA▲ Ah! ▼VISCONTE▲ Qui sul mio cor! ▼LINDA▲ No! ▼VISCONTE▲ (stendendole le braccia) Barbara! Un puro amplesso!… ▼LINDA▲ Cielo! ▼VISCONTE▲ Linda! ▼LINDA▲ Dammi tu forza… cielo! (In questo dalla strada odesi il suono della ghironda di Pierotto.) Pierotto? (staccandosi da lui) Il ciel ricordami mia madre. ▼VISCONTE▲ (scosso fissandola) Che dici? ▼LINDA▲ Sì, mia madre, il mio dover. ▼VISCONTE▲ Linda! ▼LINDA▲ Ah! sì. Tu m'ami? è ver? Ah! vanne, o caro, lasciami In tutto il mio candore Non assalire un debole E troppo ardente core. Più ancor, se fia possibile, in premio t'amerò. ▼VISCONTE▲ Non so, non so resisterti, Io cedo al tuo fervore. Anima mia, perdonami, Io cieco son d'amore Amami, si lo merito Per quanto io penerò. (Rientra per la porta segreta.) Scena Sesta ▼LINDA▲ (riflettendo) Per quanto io penerò. Che dir voleva? E quai sguardi, partendo, Ci mi volgeva! Forse presagio di sciagura… Eh, folle! Ma chi vien? Nel barlume un Savoiardo parmi! ▼ANTONIO▲ (Fuori della porta, ma in vista, col cappello in mano e la testa chinata.) Signora! ▼LINDA▲ (colpita vivamente) Oh! Dio! Possibile! ▼ANTONIO▲ (entrando rispettosamente) Signora! Scusate… ▼LINDA▲ (avendolo riconosciuto) Chi vegg'io? (Cade sulla sedia vicina alla toilette.) (fra sè) Mio padre!… ▼ANTONIO▲ Un buon servo del Visconte di Sirval, di me commosso… ▼LINDA▲ (fra sè) In qual momento lo rivedo! ▼ANTONIO▲ Mi diceva che qui posso… ▼LINDA▲ (fra sè) In quale stato! ▼ANTONIO▲ Il padrone ritrovar. ▼LINDA▲ (fra sè) Triste, povero, curvato… ▼ANTONIO▲ Signora! ▼LINDA▲ (fra sè) Ah! mio padre! Mi fa gemere e tremar. ▼ANTONIO▲ Vecchio, povero, infelice, Mi può solo ci confortar. Voi, sua sposa, a mio favore Lo potete supplicar. ▼LINDA▲ (fra sè) Or che dire? ▼ANTONIO▲ Voi tacete? Ah v'intendo, v'importuno. (per partire) ▼LINDA▲ (porgendogli una borsa) Vi compiango, anzi… tenete. ▼Duetto▲ ▼ANTONIO▲ (piangendo) Ah! che il ciel vi benedica, E col padre… se l'avete; Voi felice lo farete Che mostrate un si bel cor. ▼LINDA▲ (fra sè) Ah! scoprirmi a lui non oso, Né su lui fissar le ciglia… ▼ANTONIO▲ Ho una figlia anch'io, signora, La delizia mia finora… Ah! L'ho perduta, forse adesso Scordò il cielo il genitor. ▼LINDA▲ (fra sè) Solo improvvida è tua figlia. Ancor puro è questo cor. Tanto cara ei m'ha pur ora, Me perduta egli deplora. Del mio stato tutto adesso… Ah! Riconosco, o Dio! L'orror. ▼ANTONIO▲ (per baciarle la mano) Io vi lascio. Permettete. ▼LINDA▲ (Inginocchiata e baciandogli la mano.) No… a me spetta… o padre mio… ▼ANTONIO▲ (colpito) Ciel! fia ver! Linda! (ravvisandola) ▼LINDA▲ Son io, sì! ▼ANTONIO▲ (come per abbracciarla) Linda! ▼LINDA▲ Padre! ▼ANTONIO▲ Figlia! ▼LINDA▲ Si. ▼ANTONIO▲ Ah! no… voi mentite. ▼LINDA▲ Non son rea, no padre… ▼ANTONIO▲ (con impeto) Voi mentite. ▼LINDA▲ M'udite. ▼ANTONIO▲ (con impeto crescente) No, ripeto, voi mentite. Linda è povera, ma onesta. La mia figlia d'un visconte Non può in casa soggiornar. L'elemosina a suo padre I a mia figlia non può far. (gettandole la borsa ai piedi) ▼LINDA▲ Deh! perdono. ▼ANTONIO▲ Non lo sperar. ▼LINDA▲ Padre! padre! Scena Settima ▼PIEROTTO▲ (agitato) Linda! Oh qual nuova! ▼ANTONIO▲ (incontrandolo) Pierotto! ▼PIEROTTO▲ (sorpreso) Antonio! Qui vi ritrovo! ▼ANTONIO▲ Con mia vergogna. ▼PIEROTTO▲ Risoluzione, forza or bisogna. ▼ANTONIO▲ Sai dell'indegna? ▼PIEROTTO▲ Di pietà è degna. ▼ANTONIO▲ Ella! Che dici? ▼PIEROTTO▲ State ad ascoltar. In un palazzo poco discosto Vidi a gran festa tutto disposto. E canti e suoni, ghirlande e fiori, Carrozze e dame, lacchè e signori. Immensa folla di curiosi Stava gli sposi ad aspettar. ▼LINDA▲ (con ansia) Sposi! ▼ANTONIO▲ Finiscila! ▼LINDA▲ Che batticuore! ▼PIEROTTO▲ Linda, coraggio ve' a terminar! E chi è lo sposo? e un tale io chiedo. Ei me lo nomina, io non ci credo. A un altro provo ridomandarlo. Ripete è il nobile visconte Carlo. ▼LINDA▲ Di Sirval? ▼PIEROTTO▲ Di Sirval, visconte Carlo di Sirval. ▼LINDA▲ (con grido) Ah! ▼ANTONIO▲ Vedi ora, infame! ▼LINDA▲ (fuor di sé) Ah padre! ▼PIEROTTO▲ Antonio! ▼ANTONIO▲ Va… va… ora, infame, Ti scosta… ▼LINDA▲ Ah pietà, padre! ▼ANTONIO▲ Padre… io! ▼PIEROTTO▲ Antonio, ti placa. ▼ANTONIO▲ Io?…padre! Ti male… ▼LINDA, PIEROTTO▲ Ah! ▼ANTONIO▲ Va…sciagurata… soffrila pena Della tua colpa, del tuo rossor… (Fugge.) Scena Ottava ▼PIEROTTO▲ (dopo averla osservata) Linda!… A che pensate? Questa casa abbandonate. (Linda che sarà rimasta nella stessa immobilità, va serenandosi, pensando fra sé, e lascia scorgere un'alterazione mentale.) ▼LINDA▲ Carlo! Carlo! A consolarmi affrettati, Bel giorno desiato. Innanzi al cielo, agli uomini Tua sposa diverrò. ▼PIEROTTO▲ Linda! ▼LINDA▲ Tua sposa! No, non è ver… mentirono. Tradir tu non mi puoi, E solo per me palpita Fedele il tuo bel cor. ▼PIEROTTO▲ (con spavento) O Dio! ▼LINDA▲ (con dolore e forza) Cadrebbe a' piedi tuoi Linda tradita, esanime. ▼PIEROTTO▲ (piangendo) Linda! folle! ▼LINDA▲ Ah! non potrei nascondermi AI mondo, al genitor. ▼PIEROTTO▲ O cielo, piangere mi fa. (Musica vivace che passa sotto alla finestra.) Ma qual suon… le faci… (Apre la finestra e vede.) La sposa guida al tempio. ▼LINDA▲ Andiam. ▼PIEROTTO▲ II nodo maledica… ▼LINDA▲ Ecco alfine, ecco il bel giorno… ▼PIEROTTO▲ … II ciel nel suo furor. ▼LINDA▲ Madre mia! madre! (con spavento) Ah mio padre! ▼PIEROTTO▲ Misera! ▼LINDA▲ La rivale! Carlo… vieni, vieni. No, non è ver, mentirono. Tradir tu non mi puoi, E solo per me palpita Fedele il tuo bel cor. Cadrebbe a' piedi tuoi Linda tradita, esanime. Ah! non potrei nascondermi Al mondo, al genitor. ▼PIEROTTO▲ Fa cor, fa cor, mi segui, o misera, Fuggiam da tanto orror. (Linda si lascia trascinare da Pierotto.) ATTO SECONDO Scena Prima (Elegante appartamento d'una casa in Parigi. A destra dell'attore porta che conduce alle stanze. A sinistra porta d'ingresso. Nel fondo, in prospetto, una grande finestra dalla quale si guarda sulla strada. Tra la finestra e la porta a destra una porta segreta. Dal lato medesimo una ricca toilette. Linda seduta, pensosa) LINDA Già scorsero tre mesi, Né più novella intesi De' genitori miei. Loro inviai quel poco di danaro, Che per le vie cantando io guadagnai. (Dalla strada odesi il suono d'una ghironda.) Ma… oh cielo, che ascolto? una ghironda… E questa musica?… io la conosco. UNA VOCE (dalla strada) Soccorrete povero Savoiardo! LINDA Ah! la sua voce! È lui… Pierotto! Savoiardo!… ascendi. (affacciatasi alla finestra, poi voltasi alla porta d'ingresso) Lasciatelo venire… Scena Seconda (Pierotto col cappello in mano, la ghironda appesa dietro le spalle si ferma sulla porta timido, incerto, osservando Linda nella stanza) PIEROTTO Linda!… Oh! Signora Perdonate… io credei… Una voce… LINDA Pierotto! PIEROTTO Ah! è lei… sì, è lei, Linda! LINDA La tua compagna. PIEROTTO E del mio cor sorella. Io vi cercai Dove già vi condussi… Quindi caddi ammalato. Quanto soffersi!… freddo, fame, stenti. LINDA (con pena) Ah! taci, taci. PIEROTTO Fui per fin ridotto a mendicar… LINDA (Gli porge del danaro) Mio povero Pierotto. Tieni, e spesso ritorna a risedermi. PIEROTTO Oh! Sempre cosi buona… (osservando il danaro e poi sorpreso) Quanto danaro! anche dell'oro! Linda! LINDA Quanto qui vedi è tutto Del mio futuro sposo. Quel pittore Che tu vedevi spesso… PIEROTTO Ebbene? LINDA È figlio della marchesa di Sirval, di lei, Nostra feudataria egli mi amava E seguimmi a Parigi. PIEROTTO E già palese è il vostro matrimonio a quel marchese, Vecchio zio del futuro, Che era già a Chamonix, che mostrò tanta sorpresa ora vedendovi al balcone? LINDA Chi! suo zio? No è per or mistero. PIEROTTO Le nozze si faran presto? LINDA Lo spero. PIEROTTO Or che v'ho ritrovata, Dopo quel che ho sentito, Non mi ricordo più quanto ho patito. Duetto PIEROTTO Al bel destin che attendevi, Linda, ancor io sorrido; Come il fratel più tenero Vostri piacer divido. Che si bel giorno acceleri Il ciel vo' supplicar. LINDA Ah, sì, buon Pierotto, sì pregalo, Dio ti vorrà ascoltar. Addio, Pierotto! PIEROTTO Mia Linda, addio! (Pierotto parte.) Scena Terza LINDA Come calma e conforta Un atto di pietà! Quel buon Pierotto Or è contento… ed io con esso… Ma cenno ci tè di quel Marchese… S'egli tentasse… Ordinerò. (Mentre s'avvia alla porta si presenta il Marchese.) Che vedo!… MARCHESE (con galanteria) Ecco un fedele Vostro svisceratissimo, o crudele Mia bella fuggitiva. (volendo baciarle la mano) Permettete. LINDA (grave) Signor, che mai credete? (calmata) Vi prego… MARCHESE (imitandola) Vi scongiuro; finalmente siamo chi siamo. li Marchese Ettore Achille Eccetera… Un'antica conoscenza, Mia cara figlioccetta… LINDA Ite, non posso E non debbo ascoltarvi… MARCHESE Sì geloso è dunque il possessore Di tal fior di beltà? LINDA Basta, o signore… Lasciatemi, partite. (fra sè) Cielo! se arriva Carlo! MARCHESE Oibò! Sentite!. Duetto LINDA Io vi dico che partiate! MARCHESE Io rispondo che ascoltiate. LINDA Non lo debbo, non lo voglio! MARCHESE Tutto bello, sin l'orgoglio! LINDA Chiamo gente! MARCHESE Un sol momento. Questo vostro appartamento… Non c'è male, gli è grazioso. Ma d'offrirvi io mi fo vanto Un palazzo sontuoso, I più splendidi equipaggi, Servitù, cavalli e paggi, A' vostr'ordini un banchiere… Quanto mai vi fa piacere… (con ipocrisia) Senza offender la morale… Tutto pongo ai vostri piè. Via, carina, sii buonina; Non mi far la ritrosetta Questa vecchia malizietta Alla moda più non è. LINDA Sto sorpresa come mai Tanto reggere potei, Come intrepida ascoltai Vostre offerte e detti rei Vergognatevi, signore, Le rifiuto con orrore; E sappiate ch'io qui sono Qual regina sovra un trono; Che qui trovo quanto un cuore Può sperare e può bramar. Qui sacrati a un caro oggetto Tutti son gli affetti miei, Io tradirlo non potrei, Morrei pria che un altro amar. MARCHESE Ah! ah! ah! la mia severa Già lo prova… il cor ritroso Sente amor. LINDA (con dignità) Per uno sposo. MARCHESE Sposo! Eh via! LINDA N'ebbi la fede. MARCHESE Romanzetti!… chi vi crede? Sarà qualche provinciale, Sbarbatello… LINDA (con impeto a minaccia) È un tale che se mai giunge a scoprire Vostre infami, indegne mire, Ne dovrete ben tremar MARCHESE Io tremar! Io! LINDA Guai se v'ode e trova qui! MARCHESE Che? può udir… trovarmi! LINDA Sì. MARCHESE (fra sè) A dir il vero, per un capriccio Che mi trovassi in brutto impiccio! Se mai qui a cogliermi giunge quel tale, Fosse un intrepido, franco ufficiale… Quei non ischerzano, sfidano, e addio! Guardati, pensaci, marchese mio, Badaci. LINDA (guardando verso la porta segreta, fra sè) Ciel, non permetti che di là Carlo Lo possa intendere, qui ritrovarlo. Delle sue visite questa è già l'ora, Se qui s'incontrano… deh! che mai farà? Cielo, quanto mi costi, fatal mistero! Il ciel l'incauta vuol castigar… MARCHESE (fra sè) Amo le belle, sì quest'è vero; Ma la mia pelle voglio salvar. Marchese mio, bada alla pelle! LINDA (con forza) Andate! MARCHESE Andate! ih! ih! ih! che altura! Andrò, regina… non per paura… Ma almen pel merito dell'obbedienza, Un sorrisetto non costa niente… (volendo prenderle la mano) Questa manina… LINDA (ritirandola con dispetto) Vecchio insolente! MARCHESE Eh! eh! che furie! Perché son vecchio! Ma… LINDA (con grand'ira) Basta, basta, basta. Uscite! MARCHESE Escite! Ah! ah! Escite? Ma sii buonina. LINDA Troppo omai mi cimentaste, Ed a tutto voi mancaste; L'alto rango che vantate, Uom perverso, deturpate. Deh! partite, non ardite Più a me innanzi ritornar. Sì, Marchese, ho un difensore Che mi puote vendicar. MARCHESE Perdonate! Gran sultana da ricotte, Perdonate v'obbedisco. Ah! guardate la regina Da ricotte, da cascina! Oh! sentite come impera Minacciosa e parla altera, Sì, la prego a perdonar. (Partono.) Scena Quinta VISCONTE (chiudendo la porta segreta) Linda! Si ritirò. Povera Linda! Non sa che l'orgogliosa madre mia Scoprì già il nostro amor… ch'or da lei parto; Che s'oggi non istringo Un odioso imeneo, Che già conchiuse il suo voler tiranno Un ordine real… Mi strapperà dal seno l'infelice, Qual vile seduttrice! Un sol momento vederla ancora volea. No, non mi sento or più coraggio addio, Il cielo ti consoli, angelo mio. Se tanto in ira agli uomini È l'amor nostro, o cara, Il duro laccio infrangasi Di questa vita amara. Lassù nel cielo un termine La nostra guerra avrà. Linda, non son colpevole, Un traditor non sono. Ah! ben di te più misero. Pietà merto, perdono. Un ampio mar di lagrime II viver mio sarà. (S'apre la porta e si presenta Linda.) LINDA Carlo! VISCONTE (trasalendo) Ah! LINDA (affettuosa) Il mio cor con un repente Battito violento mi dicea Che eri qui. VISCONTE (fra sè) Ciel! LINDA (osservandolo) Si triste presso di Linda tua? Tu se' in grand'uni l'orme Tu sei bello, Ma per le nozze… VISCONTE (fra sè) Dio! LINDA …ti voglio col tuo vestito di pittore. VISCONTE (triste) Oh! allora era felice!… LINDA Ed ora? Il nostro cor non è forse lo stesso? Come allor, forse più non ci amiam noi? VISCONTE Linda! tu m'ami? LINDA E domandar mel puoi? Duetto VISCONTE Ah! dimmi… dimmi, io t'amo. Dimmi, a te penso ognora. Con quell'accento d'angelo, T'amo ripeti ancora. LINDA Sì, caro mio, sì, t'amo Quanto amar puote un core. Per te m'è dolce il vivere, Ardo per te d'amor. VISCONTE Ah Linda! LINDA, VISCONTE Provo una fiamma insolita, Un fervido desire. Nell'abbandon più tenero Lo sento poi languir. VISCONTE I nostri cor s'intesero… LINDA Dal primo giorno. VISCONTE Abbracciami. LINDA (Si ritira arrossendo.) Ah! che mai chiedi, incauto! VISCONTE Primo favor che supplico, Se m'ami. LINDA (agitata) E il dubiti? VISCONTE Linda, m'abbraccia. LINDA Ah! VISCONTE Qui sul mio cor! LINDA No! VISCONTE (stendendole le braccia) Barbara! Un puro amplesso!… LINDA Cielo! VISCONTE Linda! LINDA Dammi tu forza… cielo! (In questo dalla strada odesi il suono della ghironda di Pierotto.) Pierotto? (staccandosi da lui) Il ciel ricordami mia madre. VISCONTE (scosso fissandola) Che dici? LINDA Sì, mia madre, il mio dover. VISCONTE Linda! LINDA Ah! sì. Tu m'ami? è ver? Ah! vanne, o caro, lasciami In tutto il mio candore Non assalire un debole E troppo ardente core. Più ancor, se fia possibile, in premio t'amerò. VISCONTE Non so, non so resisterti, Io cedo al tuo fervore. Anima mia, perdonami, Io cieco son d'amore Amami, si lo merito Per quanto io penerò. (Rientra per la porta segreta.) Scena Sesta LINDA (riflettendo) Per quanto io penerò. Che dir voleva? E quai sguardi, partendo, Ci mi volgeva! Forse presagio di sciagura… Eh, folle! Ma chi vien? Nel barlume un Savoiardo parmi! ANTONIO (Fuori della porta, ma in vista, col cappello in mano e la testa chinata.) Signora! LINDA (colpita vivamente) Oh! Dio! Possibile! ANTONIO (entrando rispettosamente) Signora! Scusate… LINDA (avendolo riconosciuto) Chi vegg'io? (Cade sulla sedia vicina alla toilette.) (fra sè) Mio padre!… ANTONIO Un buon servo del Visconte di Sirval, di me commosso… LINDA (fra sè) In qual momento lo rivedo! ANTONIO Mi diceva che qui posso… LINDA (fra sè) In quale stato! ANTONIO Il padrone ritrovar. LINDA (fra sè) Triste, povero, curvato… ANTONIO Signora! LINDA (fra sè) Ah! mio padre! Mi fa gemere e tremar. ANTONIO Vecchio, povero, infelice, Mi può solo ci confortar. Voi, sua sposa, a mio favore Lo potete supplicar. LINDA (fra sè) Or che dire? ANTONIO Voi tacete? Ah v'intendo, v'importuno. (per partire) LINDA (porgendogli una borsa) Vi compiango, anzi… tenete. Duetto ANTONIO (piangendo) Ah! che il ciel vi benedica, E col padre… se l'avete; Voi felice lo farete Che mostrate un si bel cor. LINDA (fra sè) Ah! scoprirmi a lui non oso, Né su lui fissar le ciglia… ANTONIO Ho una figlia anch'io, signora, La delizia mia finora… Ah! L'ho perduta, forse adesso Scordò il cielo il genitor. LINDA (fra sè) Solo improvvida è tua figlia. Ancor puro è questo cor. Tanto cara ei m'ha pur ora, Me perduta egli deplora. Del mio stato tutto adesso… Ah! Riconosco, o Dio! L'orror. ANTONIO (per baciarle la mano) Io vi lascio. Permettete. LINDA (Inginocchiata e baciandogli la mano.) No… a me spetta… o padre mio… ANTONIO (colpito) Ciel! fia ver! Linda! (ravvisandola) LINDA Son io, sì! ANTONIO (come per abbracciarla) Linda! LINDA Padre! ANTONIO Figlia! LINDA Si. ANTONIO Ah! no… voi mentite. LINDA Non son rea, no padre… ANTONIO (con impeto) Voi mentite. LINDA M'udite. ANTONIO (con impeto crescente) No, ripeto, voi mentite. Linda è povera, ma onesta. La mia figlia d'un visconte Non può in casa soggiornar. L'elemosina a suo padre I a mia figlia non può far. (gettandole la borsa ai piedi) LINDA Deh! perdono. ANTONIO Non lo sperar. LINDA Padre! padre! Scena Settima PIEROTTO (agitato) Linda! Oh qual nuova! ANTONIO (incontrandolo) Pierotto! PIEROTTO (sorpreso) Antonio! Qui vi ritrovo! ANTONIO Con mia vergogna. PIEROTTO Risoluzione, forza or bisogna. ANTONIO Sai dell'indegna? PIEROTTO Di pietà è degna. ANTONIO Ella! Che dici? PIEROTTO State ad ascoltar. In un palazzo poco discosto Vidi a gran festa tutto disposto. E canti e suoni, ghirlande e fiori, Carrozze e dame, lacchè e signori. Immensa folla di curiosi Stava gli sposi ad aspettar. LINDA (con ansia) Sposi! ANTONIO Finiscila! LINDA Che batticuore! PIEROTTO Linda, coraggio ve' a terminar! E chi è lo sposo? e un tale io chiedo. Ei me lo nomina, io non ci credo. A un altro provo ridomandarlo. Ripete è il nobile visconte Carlo. LINDA Di Sirval? PIEROTTO Di Sirval, visconte Carlo di Sirval. LINDA (con grido) Ah! ANTONIO Vedi ora, infame! LINDA (fuor di sé) Ah padre! PIEROTTO Antonio! ANTONIO Va… va… ora, infame, Ti scosta… LINDA Ah pietà, padre! ANTONIO Padre… io! PIEROTTO Antonio, ti placa. ANTONIO Io?…padre! Ti male… LINDA, PIEROTTO Ah! ANTONIO Va…sciagurata… soffrila pena Della tua colpa, del tuo rossor… (Fugge.) Scena Ottava PIEROTTO (dopo averla osservata) Linda!… A che pensate? Questa casa abbandonate. (Linda che sarà rimasta nella stessa immobilità, va serenandosi, pensando fra sé, e lascia scorgere un'alterazione mentale.) LINDA Carlo! Carlo! A consolarmi affrettati, Bel giorno desiato. Innanzi al cielo, agli uomini Tua sposa diverrò. PIEROTTO Linda! LINDA Tua sposa! No, non è ver… mentirono. Tradir tu non mi puoi, E solo per me palpita Fedele il tuo bel cor. PIEROTTO (con spavento) O Dio! LINDA (con dolore e forza) Cadrebbe a' piedi tuoi Linda tradita, esanime. PIEROTTO (piangendo) Linda! folle! LINDA Ah! non potrei nascondermi AI mondo, al genitor. PIEROTTO O cielo, piangere mi fa. (Musica vivace che passa sotto alla finestra.) Ma qual suon… le faci… (Apre la finestra e vede.) La sposa guida al tempio. LINDA Andiam. PIEROTTO II nodo maledica… LINDA Ecco alfine, ecco il bel giorno… PIEROTTO … II ciel nel suo furor. LINDA Madre mia! madre! (con spavento) Ah mio padre! PIEROTTO Misera! LINDA La rivale! Carlo… vieni, vieni. No, non è ver, mentirono. Tradir tu non mi puoi, E solo per me palpita Fedele il tuo bel cor. Cadrebbe a' piedi tuoi Linda tradita, esanime. Ah! non potrei nascondermi Al mondo, al genitor. PIEROTTO Fa cor, fa cor, mi segui, o misera, Fuggiam da tanto orror. (Linda si lascia trascinare da Pierotto.) Donizetti,Gaetano/Linda di Chamounix/III
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00 00-01 13 1,3/3 BartokRadio Johannes Brahms (1833 - 1897) Tragikus nyitány Op. 81. (1880-81) III. szimfónia Op. 90. (1883) (Berlini Filharmonikus Zenekar, vez. Herbert von Karajan) 00 30-03 00 3/4 Espana ca.01 20- BEETHOVEN Concierto para violín y orquesta en Re mayor, Op. 61 (44’34”) Z. Francescatti Orq. Fil. de la Radio de Holanda. Dir. J. Fournet 09 00-10 00 2/2 WCLV Johannes Brahms Concerto for Violin Cello in a Op 102 "Double" (1887) Gil Shaham, violin; Jian Wang, cello Berlin Philharmonic/Claudio Abbado (DeutGram 469529 CD) 34 03 17 08-20 00 6/14 WDR ca.17 30- Richard Wagner Vorspiel zu "Rienzi" Wiener Philharmoniker Leitung Christian Thielemann (11’42 ) 18 03-20 30 6/6 SRP2 Wolfgang Amadeus Mozart Violinkonsert nr 5 A-dur, "Den turkiska" Erica Morini, violin Perpignan-festspelens orkester. Dirigent Pablo Casals Inspelat 1951. Sony Classical SMK 58983 18 20-19 15 1/3 KlassikaRaadio Richard Strauss / Hermann Hesse, Joseph von Eichendorff - Neli viimast laulu Nina Stemme Covent Gardeni Kuningliku Ooperiteatri Orkestrit juhatab Antonio Pappano
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04 02-05 37 2/3 Vltava Max Bruch Koncert pro housle a orchestr č. 1 g moll op. 26 Sólistka Anne Sophie Mutter Berlínské filharmoniky řídí Herbert von Karajan 07 05-07 37 FranceVivace Serge Rachmaninov Concerto pour piano et orchestre n°2 en do mineur, op.18 (Enregistré en concert les 3 et 4 juin 2005 dans la grande salle de la Philharmonie de Berlin) Leif Ove Andsnes, Piano Orchestre Philharmonique de Berlin Antonio Pappano, direction réf EMI 4 74813 2 13 24-14 43 D-dur Bedřich Smetana Má vlast. Cyklus symfonických básní Hraje Das Sinfonieorchester der Hochschule für Musik und Darstelle Kunst, řídí Jiří Stárek. (79min.) 17 45-18 15 RadioStephansdom Rubinstein, Anton (1829-1894) CELLOKONZERT A-MOLL, OP. 63 Sinfonieorchester Wuppertal Leitung Hanson, George Solist Gerhardt, Alban (Violoncello) MDG 335 1165-2 20 40-22 00 2/3 Vltava E. H. Grieg Koncert pro klavír a orchestr a moll op. 16 (29 min) Sólista Jan Simon SYMFONICKÝM ORCHESTREM ČESKÉHO ROZHLASU Řídí Vladimír Válek 20 43-21 29 D-dur Ludwig van Beethoven Koncert pro housle a orchestr D dur op. 61 Hrají Henryk Szeryng (housle) Česká filharmonie, řídí Karel Ančerl. (45min.) 21 00-22 15 2/3 RNZ GRIEG Piano Concerto in A minor Margaret Fingerhut (pno) London SO/Geoffrey Simon (ABC 426 379)
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Anton Raphael Mengs Opere di Antonio Raffaello Mengs, tr. de l Italien, 1780. http //books.google.co.jp/books?id=8WEGAAAAQAAJ source=gbs_navlinks_s Oeuvres de M. le Chevalier Antoine Raphael Mengs, 1781. http //books.google.co.jp/books?id=t94K5I9kV7wC source=gbs_navlinks_s Oeuvres complètes d Antoine-Raphaël Mengs, 1786. http //books.google.co.jp/books?id=JBZQIaN9VhAC source=gbs_navlinks_s The works of Anthony Raphael Mengs (tr. en. from the Italian), 1796. http //books.google.co.jp/books?id=5VgoAAAAYAAJ source=gbs_navlinks_s *************************************